Le principali industrie alimentari del nostro paese

Le industrie alimentari sono state trascurate per un lungo periodo di tempo, soprattutto nel nostro paese e non hanno mai raggiunto le dimensioni e l’importanza degli altri settori industriali, come ad esempio la siderurgia o le automobili: inoltre, le eccessive importazioni dall’estero hanno provocato in tempi recenti, ma anche oggi non si può cambiare molto il discorso, una crisi settoriale, anche perché diversi gruppi sono stati progressivamente acquisiti da multinazionali straniere. Ma quali sono esattamente le industrie alimentari maggiormente diffuse in Italia? L’industria molitoria è una delle più frequenti, sia con i suoi piccoli mulini a carattere prettamente artigianale, sia negli stabilimenti più grandi.

Carboni fossili: torbe, ligniti, litantraci e antraciti

I carboni fossili non sono altro che la lenta e graduale decomposizione che molti secoli fa hanno subito i legni di antiche foreste, sommerse dalle acque e sepolte poi sotto la crosta terrestre. Le tipologie sono ovviamente molte e ognuna di esse presenta delle caratteristiche peculiari. Anzitutto, si possono citare le torbe. Queste ultime derivano essenzialmente dalla decomposizione di alcune piante erbacee che crescono in zone acquitrinose o nelle paludi. Da un punto di vista commerciale, inoltre, le torbe non vengono più incluse tra i carboni fossili, dato che il loro processo di fossilizzazione non è ancora completato e visto che non hanno più alcun tipo di importanza come combustibile alternativo a quelli tradizionali.

Elettronica industriale: i materiali semiconduttori

Nell’ambito della corrente elettrica, i materiali possono dividersi in isolanti e conduttori: i secondi hanno una grande quantità di elettroni liberi, vale a dire che non sono strettamente vincolati a dei nuclei degli atomi che costituiscono il materiale stesso. Esiste, però, anche una categoria molto particolare di materiali, i quali sono definiti “semiconduttori” che sono diventati molto importanti da quando con essi si realizzano diversi componenti elettronici (ad esempio i transistori). I materiali semiconduttori possono assumere lo stato cristallino, con gli atomi che vengono disposti secondo uno schema ben preciso. Allo stato purissimo e a bassa temperatura, sono praticamente degli isolanti, visto che hanno tutti gli elettroni legati ai rispettivi atomi.

Le date fondamentali della trasmissione elettrica di informazioni

L’idea di trasmettere informazioni mediante l’elettricità è relativamente antica e risale al 1747: in quell’anno, infatti, l’inglese Watson riuscì a scoprire che era possibile far propagare un segnale elettrico lungo un filo conduttore. Gli esperimenti di telegrafia elettrica, con apparecchi spesso complicati, si susseguono nel corso degli anni, ma le applicazioni pratiche non arrivano se non nell’Ottocento inoltrato, anche perché nel frattempo è stato introdotto e fornisce dei risultati molto buoni il telegrafo ottico. Nel 1837, in Inghilterra e negli Stati Uniti hanno luogo le prime applicazioni del telegrafo elettrico, una novità fondamentale per quell’epoca e per la quale in breve tempo venne adottato il noto alfabeto ideato dall’americano Samuel Morse (da cui prese poi anche il nome), composto essenzialmente di punti e linee.

Perito industriale: la tecnica ferroviaria della locomotiva

La locomotiva è nata soprattutto come applicazione del motore a vapore e per oltre cinquant’anni ha potuto sfruttare esclusivamente questo tipo di motorizzazione: in effetti, l’aggiornamento e il perfezionamento continui di quest’ultima hanno consentito di raggiungere dei risultati davvero rilevanti per quel che concerne la velocità commerciale, la potenza disponibile e anche l’affidabilità nel suo complesso. Vari record sono testimoni di quanto finora affermato. Ad esempio, vanno sottolineati i 205 chilometri orari raggiunti da una locomotiva statunitense nel 1905 (un traguardo ancora imbattuto per quel che riguarda le locomotive a vapore), gli oltre 650 Cavalli Vapore e i 175 chilometri orari che sono stati raggiunti dalle locomotive a vapore di più recente costruzione e, inoltre, il fatto che ancora oggi siano in funzione delle locomotive a vapore che sono state prodotte nel primo ventennio del XX secolo.

La nascita della linea di montaggio industriale

La linea di montaggio industriale consiste essenzialmente in una produzione continua di materiali che vengono prodotti dalle macchine e che arriva alla linea di montaggio alla quale sono stati assegnati degli operai: ognuno di essi effettuerà una sola operazione specifica ed elementare (oppure poche operazioni), ma bisogna sempre ricordare che quando l’operaio in questione ha montato la sua parte, il prodotto passa all’operaio successivo e così via. Non fu, contrariamente a quanto si pensa, Henry Ford a inventare la linea di montaggio, visto che se ne erano già avuti degli esempi importanti nei processi di inscatolamento dei cibi, nella fabbricazione dei mattoni e nella raffinazione dello zucchero; Ford, però, fu il primo che applicò questo principio nella fabbricazione di un oggetto così complesso come poteva essere l’automobile.

Le conseguenze della Rivoluzione Industriale: la produzione di massa

Con il termine “produzione di massa” si intende solitamente la tecnica di produrre delle grandi quantità di oggetti a basso costo per mezzo di una sistematica organizzazione di uomini e macchine: gli elementi che la caratterizzano sono diversi, quindi è necessario approfondirli uno per uno. Anzitutto, gli oggetti che sono prodotti devono avere le medesime caratteristiche (si tratta della cosiddetta “standardizzazione”). Ma non basta. In effetti, le diverse parti che vanno a comporre un oggetto devono anche essere intercambiabili tra di loro e questo comporta una lavorazione di alta precisione, tale che le parti si adattino l’una con l’altra.

Fabbricazione delle vetrate: passato e presente a confronto

Le vetrate si fabbricano ancora oggi in modo non molto diverso da come avveniva nel Medioevo, quando artisti e artigiani del vetro lavoravano in piccoli gruppi, molto uniti tra di loro. Ci si spostava la dove c’era bisogno di lavoro, ad esempio in Francia, in Germania e in Inghilterra; poi, nel tardo periodo medioevale presero sedi stabili in città importanti come Parigi e York, dove allestirono dei grandi laboratori. La somiglianza della lavorazione industriale la si può riscontrare nelle varie fasi in questione. Anzitutto, c’è l’abbozzo. In pratica, si facevano degli schizzi su una pergamena per mostrare al committente come sarebbe stata la vetrata finita; oggi, in genere, si fanno degli abbozzi ad acquarello.

La città industriale: il caso di Manchester

Si può affermare con certezza che tutta la storia del cosiddetto “vivere in comunità” degli uomini passi attraverso tre fasi fondamentali: si tratta del villaggio (rivoluzione neolitica), dei primi centri urbani (età dei metalli) e della città industriale (XVIII secolo). Dall’età del Bronzo alla fine del ‘700 le città hanno cambiato tante volte aspetto, ma mai come nell’età industriale. Le prime fabbriche cominciano a sorgere lungo i corsi d’acqua, visto che devono sfruttare al massimo la sua forza motrice. In un lasso di tempo molto rapido, poi, si formano attorno ad esse dei centri urbani che possiamo definire “improvvisati”, i quali crescono a dismisura per il nuovo insediamento di migliaia di persone accorse dalle campagne per trasformarsi in maestranze operaie.

La meccanizzazione agricola nel corso della storia

Un tempo l’agricoltura rappresentava la principale fonte di sostentamento per quasi tutta la popolazione mondiale. L’enorme aumento di produttività che si è verificato nel corso dei secoli è stato giustificato dalla progressiva meccanizzazione del settore: i nuovi sviluppi tecnologici, in particolare, hanno interessato le attrezzature, ma anche i fertilizzanti, i prodotti chimici, i trasporti e le modalità di irrigazione, fino ad arrivare alla elettrificazione rurale. Come si sono trasformati gli attrezzi? L’aratro si è evoluto in maniera impressionante: nel ‘700, infatti, esso era interamente in legno, ma già nel 1837 l’invenzione di John Deere (l’aratro da prateria) consentiva di lavorare meglio la terra grazie ai vomeri in ferro pudellato e acciaio.