Macchine industriali: l’importanza degli stantuffi

Nelle macchine motrici lo stantuffo riceve la spinta dovuta alla pressione del fluido che agisce entro il cilindro: questa viene poi trasmessa alla biella o in maniera diretta o attraverso lo stelo e il testacroce. Per quel che concerne le macchine operatrici, invece, questo stesso organo svolge una funzione del tutto inversa. Una opportuna guarnizione assicura la tenuta tra lo stantuffo stesso e il cilindro, pur senza ostacolare il moto relativo. Questa guarnizione, poi, viene solitamente portata dallo stantuffo, ma in casi speciali, vale a dire quelli dei cosiddetti “stantuffi tuffanti”, si trova sul cilindro. Gli stantuffi possono essere di vario tipo e la lista in questione è davvero sconfinata; possiamo citare, tra gli altri, quelli a disco, a cono e a fodero.

Il Gruppo Merloni è pronto a riaprire i propri stabilimenti industriali

Una riapertura storica: può essere definita in questa maniera la novità che riguarda il gruppo industriale Merloni, i cui stabilimenti potrebbero vedere nuovamente la luce, anche se bisognerà attendere il relativo piano industriale e conoscere, di conseguenza, quale futuro sarà riservato ai vari dipendenti delle sedi di Fabriano e di Gaifana, in Umbria. Il blocco di tali impianti è durato almeno quattro mesi, ma ora sembra tutto pronto per ripartire in grande stile. L’attesa più snervante, comunque, riguarda la data del prossimo 8 novembre, quando vi sarà un incontro fondamentale tra il Ministero dello Sviluppo Economico, i sindacati di categoria e la Qs, compagnia che ha ricevuto l’incarico dallo stesso dicastero di Via Veneto di acquisire il gruppo elettrodomestico Antonio Merloni.

Motori endotermici: l’alimentazione a gas in bombole

Nell’ambito dei motori endotermici, l’alimentazione a gas in bombole viene usata in larga misura per i cosiddetti “gas permanenti”, vale a dire quelli a duecento atmosfere: si tratta del gas luce e del gas d’alto forno, in particolare il metano, mentre quando si ha a che fare con i gas liquefatti (ad esempio il propano e il butano), le atmosfere vanno da un minimo di due a un massimo di dieci. Il sistema in questione è composto da alcuni elementi essenziali. Anzitutto, non possono mancare le bombole e una valvola principale sul cruscotto; in aggiunta, bisogna anche ricomprendere il manometro in derivazione dopo la valvola principale, il riduttore regolatore che viene disposto in genere sotto il cofano e il miscelatore che svolge essenzialmente le stesse funzioni del carburatore. Quest’ultimo, poi, può anche essere adattato al carburatore stesso in modo da lasciare la possibilità di funzionare a benzina.

L’affilatura industriale degli utensili di carburi

Gli utensili di carburi vengono normalmente affilati in maniera manuale. Per poter eliminare al massimo il consumo della piastrina nel corso dell’affilatura stessa, essa viene adattata allo stelo in modo da presentare gli angoli voluti: la prima affilatura viene così ad essere ridotta quasi a una levigatura, dopo aver asportato l’eccedenza del materiale dello stelo, il quale viene lasciato al di sotto della piastrina per facilitare il più possibile la sua saldatura, tramite una mola di ossido di alluminio. Per ottenere un’affilatura perfetta dell’utensile smussato dall’uso, è necessario rispettare alcune procedure.

Macchine utensili automatiche: i servosistemi

I servosistemi non sono altro che dei dispositivi che impongono una relazione prefissata tra una grandezza di riferimento in entrata e una grandezza controllata in uscita: una retroazione di quest’ultima, inoltre, sulla prima assicura l’osservanza della relazione che viene imposta. La retroazione stessa opera in funzione dell’errore (vale a dire della differenza fra il valore che la grandezza in uscita dovrebbe avere e quello che ha a tutti gli effetti), in modo che la grandezza di uscita possa conservare il valore imposto da quella di riferimento in entrata. Le potenze controllate sono, in genere, molto superiori a quelle di comando: il sistema in questione, quindi, è amplificatore di potenza ed è formato da un insieme di circostanze o sistemi (meccanici ed elettrici soprattutto) di regolazione e di controllo.

Utensili per il taglio dei metalli: l’utilizzo dell’acciaio

Gli acciai ordinari, vale a dire quelli al semplice carbonio, devono proprio a quest’ultimo la loro durezza che aumenta sino a tenori di carbonio di circa lo 0,6%: soltanto nelle fasi successive, inoltre, tendono ad aumentare i carburi indisciolti che possono favorire una maggiore resistenza all’usura del tempo. Di solito, si utilizzano degli acciai con il carbonio che è compreso tra lo 0,55 e l’1,5%. Ci sono poi anche i cosiddetti acciai unificati (UC 110, UC 100, UC 85 e UC 70), i quali presentano questi numeri in base al tenore medio di carbonio che viene moltiplicato poi per cento; il tenore di manganese e di silicio è in media dello 0,3%.

Ferrovie: la storia industriale della Chiento-Nerina

La storia industriale del nostro paese è davvero affascinante, ma spesso dimenticata e relegata in vere e proprie nicchie. Un esperimento molto importante che coinvolse l’Italia centrale nel XIX secolo fu senza dubbio la cosiddetta “Ferrovia delle Marche, il tratto che congiungeva il Chienti e la Val Nerina. In realtà, l’intento di questa ferrovia era quello di collegare direttamente Roma con Ancona, sfruttando le valli del Nera e del Chienti. Tale proposta risaliva sino al 1846, in quanto veniva ritenuta dallo Stato della Chiesa una delle cinque strade ferrate più importanti per il proprio territorio. Il progetto in questione fu ideato dall’ingegnere Venanzio Caporioni, il quale introdusse nel suo percorso città come Terni, Visso, Tolentino e Civitanova.

Funi vegetali: intrecciature e avvolgimenti

Non è soltanto il metallo a contraddistinguere la composizione principale di un organo meccanico importante come la fune: in effetti, l’industria è solita sfruttare anche le funi vegetali, le quali sono realizzate solitamente in canapa, in manilla, in cotone e, in casi eventuali, anche con altre fibre di tipo vegetale. Quando ci si trova di fronte a delle trasmissioni, si vanno a unire i due estremi che sono liberi attraverso la cosiddetta “intrecciatura”, la quale può anche arrivare fino ad alcuni metri. Comunque, capita molto spesso che vi siano più funi in serie e in parallelo su delle pulegge a gola multipla, una casistica piuttosto particolare.

Spazzole industriali: l’utilizzo delle cinghie trapezoidali

Le cinghie trapezoidali sono degli organi meccanici flessibili realizzati soprattutto in gomma vulcanizzata: quest’ultima, a sua volta, è coperta da un tessuto di rivestimento. La parte resistente a trazione è un complesso di fili di cotone imbevuti di lattice prima della loro stessa lavorazione. La cinghia in questione e la gola della puleggia hanno appunto una sezione a forma di trapezio: questa particolare caratteristica riesce ad aumentare la resistenza di attrito che si sviluppa nel contatto, in modo che si possano trasmettere degli sforzi tangenziali molto elevati anche in presenza di limitati angoli di avvolgimento. Questo vuol dire che si possono realizzare dei notevoli rapporti di trasmissione persino tra due assi che sono tra loro vicini.

Camerino, l’avventura industriale tra il 1905 e il 1915

La città di Camerino, in provincia di Macerata, ha vissuto una delle avventure industriali più interessanti di tutta Italia all’inizio del Novecento: il comune stesso e tutte le piccole comunità circostanti farebbero pensare più che altro a una vocazione essenzialmente dedita al settore primario, ma le realtà industriali sono state diverse e molto variegate. Il periodo più importante da questo punto di vista è sicuramente quello compreso tra il 1905 e il 1915. Che cosa c’è da dire in questo senso? Se il censimento agricolo mette in luce la presenza di dieci locomotori da destinare all’utilizzo agricolo (a conferma dell’importanza di questo settore), c’è anche da rimarcare come nel 1907 a Camerino fossero presenti anche due officine meccaniche, le quali davano lavoro a sei operai e che garantivano circa 2,5 hp di elettricità.