Macchine motrici: le ruote idrauliche

Le macchine motrici idrauliche riescono a trasformare l’energia idraulica in un lavoro meccanico.

Nel caso in cui fra le due sezioni di una vena d’acqua viene inserita una macchina motrice e si esclude ogni scambio di calore, la differenza di energia rappresenta quanto viene ceduto per ogni chilogrammo di acqua fra le stesse sezioni. Il rendimento in questione si ottiene mettendo a rapporto la potenza effettiva che può essere utilizzata all’albero e quella che è invece disponibile sulla motrice stessa: si possono inoltre considerare, anche se non sempre sono misurabili, il rendimento idraulico, il rendimento volumetrico e il rendimento meccanico.

Storia industriale delle stazioni ferroviarie

Uno dei principali soggetti emergenti che esplodono letteralmente sulle città ottocentesche è senza dubbio la stazione ferroviaria.

Si tratta forse dell’elemento che meglio di altri è stato capace di riassumere gli slanci verso l’innovazione tecnica e quella economica: i grandi fabbricati ferroviari, infatti, vengono costruiti tra il 1840 e il 1860, dando vita a delle vere e proprie reti integrate che circondano l’intero territorio circostante. Sono molti i nomi che avremmo sentito pronunciare dagli increduli cittadini di quell’epoca, come ad esempio stazione di testa, railroad terminal o anche Knopfbahnof, in pratica la degna conclusione delle grandi città che svolgono il ruolo di capitale del loro paese; gli esempi sono facilmente intuibili, si tratta di Parigi, Londra e Berlino.

I primi vantaggi del rapporto tra idraulica e urbanistica

L’idraulica e l’urbanistica sono due concetti che assumono una rilevanza maggiore in un passato molto vicino a noi.

In particolare, gli idraulici si dimostrano in grado di gestire in maniera perfetta il ciclo che va dall’analisi al progetto, grazie a una rappresentazione della vastità urbana mediante un ampio sistema di flussi interdipendenti tra di loro. La materia in questione si basa essenzialmente sulla matematica, tanto che la dinamica e la statica dei fluidi vanno poi a confluire nel materiale del perfetto perito industriale. Nell’Ottocento, comunque, le conoscenze non erano quelle attuali, ma si tentava di risolvere i problemi più importanti: ad esempio, tra essi possiamo citare le terre basse della Zelanda e le lagune del Veneto, tanto per rimanere a casa nostra.

Gli sviluppi industriali delle fognature

I lavori industriali che hanno riguardato il sottosuolo e le reti di condotte fognarie raggiunsero il loro apice nel XIX secolo.

Il caso emblematico è quello di Parigi, in cui esistevano diversi canali coperti e realizzati in epoche precedenti, il cui scopo principale era quello di raccogliere le acque di scolo: nell’800 si matura da questo punto di vista e l’intero sistema viene a essere inserito in un nucleo più unitario, in cui l’acqua e i liquami possono scorrere a una velocità accettabile. Le nuove pendenze e i deflussi migliorano sensibilmente, così come lo smaltimento dei rifiuti delle abitazioni. Spesso, però, si presenta il problema dei dislivelli, tanto che un sistema unico non è assolutamente possibile: ma le soluzioni trovate in questo caso sono altrettanto brillanti, come a Berlino, in cui la fognatura viene divisa in diverse sezioni e la ree di condotte può funzionare in modo unitario all’interno di ogni riparto.

Industria e crescita urbana tra XVIII e XIX secolo

La seconda metà del ‘700 è caratterizzata senza dubbio da una crescita economica piuttosto florida da parte di poche nazioni.

La Gran Bretagna rappresenta proprio una di queste, una sorta di anticipazione rispetto alla crescita generalizzata del secolo successivo: molte delle tendenze che si verificano in questo paese, infatti, sono precursori del ciclo di industrializzazione futuro. Il motivo viene rinvenuto da molti nell’aumento esponenziale della popolazione. I centri urbani, di conseguenza, si diffondo sempre più e con essi i trasporti e gli scambi commerciali.

Le esposizioni universali dell’800: il trionfo del ferro

Il ferro e il vetro diventano sempre più uniti e combinati tra di loro nel corso del XIX secolo.

Anzi, si può parlare a ragione di un rapporto davvero dinamico tra i due elementi: in effetti, le esposizioni universali sono una grande novità e consentono a un pubblico sempre più numeroso di comprendere di cosa è capace l’uomo dal punto di vista industriale. Si creano grandi stazioni, ma sono soprattutto i simboli di queste manifestazioni a dominare l’immaginario collettivo. I due esempi più importanti sono rappresentati senza dubbio dal Crystal Palace e dalla Galerie des Machines (costruiti, rispettivamente nel 1850 e nel 1860), proprio nel momento in cui si cominciano a realizzare i primi terminal da utilizzare per le nascenti ferrovie.

La nascita dei quartieri industriali

Quelli che possono essere definiti come “quartieri industriali” non nascono, contrariamente a quanto si pensa, in concomitanza con la Rivoluzione Industriale.

Bisognerà infatti attendere gli ultimi anni dell’800 per poter parlare di zone omogenee e di nuclei veri e propri, un fenomeno che comincerà a interessare soprattutto l’Inghilterra e tutto il Regno Unito. L’iniziativa fu presa da alcune municipalità, in modo da creare una sorta di continuum tra la fabbrica e l’abitazione dell’operaio, come si legge e immagina chiaramente nei romanzi di Charles Dickens. Prima di questo momento, le fabbriche non facevano parte del tessuto urbano più importante, ma si trovavano dislocate su altre strade e principalmente in prossimità dei corsi d’acqua, in modo da sfruttare questa risorsa e la sua energia.

La comparsa dei primi stabilimenti industriali

Durante la specializzazione che ha contraddistinto le città dell’Ottocento brilla sicuramente un elemento che è ben legato alle attività produttive.

Si tratta dell’industria, la quale riesce a imporsi in modo dirompente come nuovo protagonista del secolo: in effetti, essa riesce ad attirare su di sé gli interessi principali, ma anche i motivi più polemici. Gli stabilimenti, di conseguenza, si evolvono continuamente, alla ricerca costante di forme consone e adatte alle necessità imposte dalla tecnologia. È per questo specifico motivo che si affermano degli spazi continui e delle campate più ampie, utilizzando, in particolare, travi e pilastri in ferro: questi ultimi, comunque, erano già stati impiegati con successo in territorio britannico a partire dalla fine del ‘700.

Il sistema industriale del gas illuminante

Al giorno d’oggi ci sembra quasi impossibile immaginare una città, soprattutto una metropoli, senza illuminazione.

Eppure, fino a non molto tempo fa la situazione era proprio questa: il primo vero servizio che riuscì a inserirsi con successo nei vari quartieri fu il gas destinato proprio a questo scopo. Il gas illuminante, questa è la denominazione ufficiale, non era altro che uno dei principali distillati del carbone e venne utilizzato per la prima volta a Londra (non è un caso, visto che stiamo parlando della capitale del paese precursore della Rivoluzione Industriale). Il risultato fu davvero importante e la trasformazione altrettanto strategica, visto che il gas in questione riusciva ad alimentare i lampioni stradali e si diffuse rapidamente anche a Parigi (1818 e 1819 per la precisione).

Rivoluzione industriale: il ruolo del progresso tecnologico

Tra i fattori originali che sono alla base della Rivoluzione Industriale, quello che viene rappresentato dai progressi dal punto di vista tecnologico ha destato la maggiore attenzione tra gli studiosi e gli storici.

In effetti, secondo alcuni di essi, la creazione di una economia industriale moderna e ben sviluppata deve essere considerata come una vera e propria funzione del progresso tecnico e delle sue applicazioni dal punto di vista pratico: questa convinzione deriva dal fatto che soltanto alcune innovazioni tecnologiche riuscirono a rendere possibile il graduale rovesciamento dei secolari rapporti di squilibrio che esistevano fino ad allora tra la popolazione e le risorse a disposizione, i quali erano destinati in maniera inesorabile a bloccare qualsiasi tipo di evoluzione.