Come si effettua la granulazione dei materiali

La granulazione è l’operazione industriale con cui un determinato materiale viene ridotto in piccoli granelli, in genere di tipo pulverulento: l’obiettivo è facilmente intuibile, dato che si punta a renderne più facili sia l’utilizzo che la conservazione. Questa specifica procedura è tipica dell’industria dei fertilizzanti, ma anche in quella farmaceutica è frequente, senza dimenticare il settore delle materie plastiche. Ma come avviene esattamente? In tal caso, si sfrutta di solito il cosiddetto granulatore. In pratica, si sta parlando del macchinario industriale che riesce a frantumare i minerali e il pietrisco in dei pezzi di dimensione in genere compresa tra i due e i cinque centimetri.

In aggiunta, il granulatore riesce a lavorare del materiale che ha già subito una frantumazione preliminare, come accade, ad esempio, all’interno dei frantoi più grossolani. Quali sono i macchinari più sfruttati da questo punto di vista? Volendo essere precisi al massimo, c’è da sottolineare come i granulatori più gettonati siano senza dubbio quelli cosiddetti a martelli; un altro impiego comune, poi, è quello dei granulatori a mascelle, in cui il materiale in questione viene schiacciato in maniera adeguata tra due mascelle che sono realizzate in acciaio. I tipi a cono oscillante, al contrario, presentano una apertura della bocca di frantumazione che può essere regolata attraverso lo spostamento del cono.

Una estrema cura e attenzione vengono riservati alla testa granulatrice del macchinario, in particolare quando è necessario far fronte al trattamento preliminare delle miscele di cloruro di polivinile (dunque nell’ambito dell’industria chimica). Tra le tipologie più moderne se ne possono citare diverse. In particolare, si può ricordare il granulatore a letto fluido, quello discontinuo a elevata azione di taglio, il granulatore centralizzato per plastica di grande potenza e quello per tubi e profilati (in quest’ultimo si tende a ridurre perfino le emissioni di rumore e il consumo di energia, grazie al contributo del doppio angolo).