Come viene realizzata la carta stagnola

La usiamo tutti giorni e forse non ci chiediamo mai che cos’è e da dove proviene: la stagnola ha un nome che fa ben intendere la sua origine. A livello industriale, infatti, l’alluminio per confezionamento (questo il suo nome ufficiale) viene lavorato per uno specifico settore, quello alimentare. Si tratta di una lamina di stagno che ha uno spessore molto sottile e che per la sua inattaccabilità da parte degli agenti atmosferici e degli acidi deboli, viene sfruttata per avvolgere cibo e altre sostanze che altrimenti sarebbero più velocemente deperibili.

In alcuni casi, poi, la lamina in questione viene fatta aderire attraverso un apposito incollaggio a speciali fogli di carta. Tra l’altro, bisogna sottolineare che il nome “stagnola” viene dato per estensione anche ai fogli sottili di altri metalli, tra cui, ad esempio, l’alluminio e il piombo. La storia industriale che si può raccontare riserva però delle sorprese. In effetti, i fogli di carta stagnola vennero utilizzati in maniere assai diverse nel corso degli anni, in particolare a causa della estrema malleabilità del materiale: un ruolo fondamentale fu senza dubbio quello che fu assegnato dal celebre inventore americano Thomas Edison per quel che riguarda la sperimentazione del primo prototipo del fonografo. Come si spiega questa destinazione così differente?

È il 6 dicembre del 1877 ed Edison, dopo aver annunciato un mese prima l’invenzione di questo strumento, ne dà una dimostrazione pratica ai propri collaboratori. L’oggetto era caratterizzato da un rullo di ottone, sostenuto da un asse filettato. Sul cilindro in questione si trovava un solco a spirale, mentre la superficie era ricoperta proprio da un foglio di stagnola; la registrazione consentiva al cilindro di ruotare, con la stagnola sfiorata dalla puntina collegata alla membrana. In questa maniera si incideva profondamente il foglio, in grado anche di cedere, e questo solco faceva vibrare la membrana, consentendo al suono registrato di essere restituito.