Disegno industriale: dagli scarti d’uva matite, carta e imballaggi

La Bandiera Verde è uno dei riconoscimenti più importanti che possano essere assegnati dalla Cia, la Confederazione Italiana Agricoltori: in particolare, si premia il rispetto dell’ambiente e la creatività, due elementi riscontrati nell’attività di Federica Palazzo, la quale è titolare dell’azienda vitivinicola Principe delle Baccanti a Baranello (piccolo comune della provincia di Campobasso). A cosa si deve questo traguardo così importante? L’impresa di questa ragazza molisana produce Tintilia Doc, ma in particolare si è deciso di premiare la sua sperimentazione di un riutilizzo dei residui di produzione, l’uva in tal caso.

Volendo essere ancora più precisi, il sistema in questione è stato reso noto attraversi una tesi di laurea in Disegno Industriale. La dottoressa ha infatti ricavato dalle vinacce il packaging necessario per le bottiglie, mentre la feccia è stata utile per dar vita a delle matite, senza dimenticare i fogli di carta ricavati dalle bucce. Il riconoscimento è avvenuto una settimana esatta fa, con la premiazione a Roma e direttamente dai vertici della Cia. Il design industriale, quindi, si può e si deve caratterizzare per la sua impronta ecologica ed originale: non è un caso che il titolo di questa tesi sia stato più che significativo, vale a dire “Ruolo del design per la valorizzazione delle entità vitivinicole”. Tutto è nato dalla constatazione del fatto che gli scarti di produzione dell’azienda potevano dare ancora molto e contribuire al proseguo del processo produttivo, unendo idealmente e adeguatamente la sostenibilità ambientale e il disegno industriale.

L’imballaggio ha potuto beneficiare del contributo delle bucce d’uva, visto che esse racchiudono tutto il succo e la polpa degli acini e possono quindi essere trasformati in vinaccia grazie alla torchiatura. Per quel che riguarda la lavorazione dello scarto in questione, si procede a triturare le vinacce essiccate, si aggiunge la cellulosa e si provvede poi al colaggio nello stampo. La feccia, inoltre, è stata privata in parte del suo contenuto di acqua, con una pasta da modellare in piccoli cilindri.