Elettromeccanica: le macchine rotanti

Le macchine rotanti non sono altro che delle strutture in possesso di funzioni esclusivamente meccaniche e che non sono chiamate alla conduzione dei flussi magnetici e della corrente elettrica (ad esempio le fondazioni, gli alberi, le carcasse e le intelaiature).

Un elemento sicuramente utile è l’acciaio non magnetico: il nichelio fa diminuire all’acciaio stesso le sue qualità magnetiche. Col 25% di nichel, poi, l’elemento in questione perde del tutto tali caratteristiche. L’acciaio non magnetico viene sfruttato, in particolare, per costruire i bulloni di serraggio delle lamiere nei trasformatori, ma anche le cappe per fissare le teste di matassa e in generale quelle parti in cui la presenza di notevoli flussi di dispersione impone delle sollecitazioni dal punto di vista meccanico.

L’acciaio laminante, invece, sostituisce tutte quelle parti che un tempo venivano fuse in acciaio e ghisa, come l’ossatura magnetica e i basamenti, i quali sono quindi costruiti mediante i normali profilati e le lamiere. Anche gli alberi sono però molto utili, dato che su essi sono calettati i rotori: infine, non si possono non citare i cuscinetti, costruiti da sfere, pulegge e in bronzo (molto più resistenti rispetto a quelli realizzati in metallo bianco). Gli indotti di macchine a corrente continua sono normalmente rotanti; questi macchinari sono in grado di sopportare l’avvolgimento indotto e sono attraversati dal flusso magnetico che varia in relazione alla frequenza di rotazione.

In aggiunta, gli indotti riportano lo sforzo sull’asse in maniera meccanica. Si usano delle lamiee di ferro dello spessore di cinque o dieci millimetri, le quali sono poi isolate con carta che si incolla su una sola facciata e che ne aumenta, di conseguenza, lo spessore di altri tre centesimi di millimetro. Quando i pacchi sono piccoli, su ogni singolo disco vengono punzonate le scanalature, i canali per la ventilazione, il foro per l’albero con la sede per la chiavetta.