A Fano si discuterà dei paesaggi industriali delle Marche

Si sta avvicinando piuttosto velocemente l’appuntamento del prossimo 26 gennaio che vedrà coinvolte le Marche:: il Centro Interdipartimentale per la Ricerca sul Paesaggio (meglio noto con l’acronimo Cirp), l’Università Politecnica della stessa regione a cui si sta facendo riferimento e l’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale (Aipai) hanno infatti unito le loro forze per promuovere una giornata molto importante a Fano per quella data. In pratica, le ventiquattro ore in questione saranno dedicate a una giornata di studi, la cui denominazione è piuttosto eloquente, “Paesaggi industriali delle Marche, mappa delle criticità”.

L’argomento è sicuramente affascinante e stimolante, anche perché l’era che stiamo vivendo viene definita di solito come “post-industriale”, quindi gli approfondimenti di questo tipo sono sempre i benvenuti. Che cosa hanno da offrire le Marche in fatto di archeologia industriale? L’occasione per riflettere su queste tematiche sarà la mostra dedicata alla cosiddetta architettura molecolare di Pier Luigi Nervi. Il primo spunto di rilievo sarà rappresentato senza dubbio dall’intervento di Renato Novelli, numero uno del Cirp, il quale focalizzerà l’attenzione sui valori del paesaggio. Molte autorità saranno presenti, con testimonianze importanti per quel che concerne l’argomento da trattare. Un contributo aggiuntivo sarà quello della Scuola di Dottorato di Scienze dell’Ingegneria di Univpm, senza dimenticare l’Accademia delle Belle Arti di Macerata.

Sarà un’occasione propizia per conoscere più a fondo le Marche, una regione che non viene spesso dettagliata nelle sue potenzialità: di solito, si limita a descrivere il suo passato come una questione esclusivamente agricolo, ma in queste zone non ha trionfato solamente il settore primario, bisogna ricordare anche le avventure, magari sfortunate ma sempre propositive, dell’industria: l’alto maceratese è stata una delle aree più proficue in tal senso, con le città maggiormente coinvolte che qualche secolo fa si trovano al confine con l’Umbria, proprio in prossimità dell’appennino che hanno in comune queste due regioni.