L’indagine Ismea sulla fiducia nell’industria alimentare italiana

Il 2012 è e continua ad essere un anno decisamente difficile per l’industria alimentare del nostro paese: una ulteriore conferma, anche se non ce n’era bisogno, è giunta dall’analisi condotta dall’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), il quale ha messo in luce un terzo trimestre (il periodo compreso tra gli scorsi mesi di luglio e settembre) piuttosto complicato. La congiuntura è apparsa comunque in miglioramento rispetto agli altri trimestri, ma il clima di fiducia stenta ad affermarsi completamente. L’indagine in questione, infatti, si è concentrata su un campione composto da 1.200 operatori appartenenti al settore industriale a cui si sta facendo riferimento. Le preoccupazioni più forti sono destate soprattutto dagli ordini, peggiorati in maniera decisa rispetto allo stesso periodo del 2011.

Anche la domanda interna risulta essere ancora troppo debole, mentre la produzione industriale si regge in piedi grazie alle commesse estere: quest’ultimo dato ha messo in luce un progresso pari a sei punti percentuali per quel che concerne l’export di prodotti agroalimentari. I vari settori dell’industria si sono comportati in maniera differente. Ad esempio, l’industria dei prodotti da forno e quella dolciaria può ancora vantare dei giudizi favorevoli da parte degli operatori, come anche è successo per il comparto degli elaborati a base di carne.

Il sentimento riesce ancora a reggere, poi, in relazione alla mangimistica, all’industria dell’olio e a quella del vino, due prodotti d’eccellenza del nostro paese (si è registrato un miglioramento della fiducia rispetto al trimestre precedente). Al contrario, i sentimenti sono negativi per la prima lavorazione delle carni rosse, per il lattiero-caseario e per l’industria dei gelati (nonostante il trimestre abbia ricompreso due mesi “favorevoli” come luglio e agosto). Allo stesso tempo, poi, il comparto della lavorazione del pane è risultato in lieve ripresa, ma con una fiducia bassa. Finché non si invertirà la rotta delle vendite complessive i risultati non potranno cambiare di molto.