Industria metallurgica: la loppa d’altoforno

Con il termine loppa si indicano di solito nell’industria metallurgica le scorie che vengono prodotte dall’altoforno in contemporanea alla ghisa: la composizione di questa loppa dipende essenzialmente dalla qualità effettiva e dalla proporzione dei minerali e dei fondenti che vanno a costituire la carica dell’altoforno stesso, oltre che dalla marcia (calda o fredda non ha alcuna importanza) di quest’ultimo. Le loppe, con riferimento al loro utilizzo industriale, si possono suddividere in due distinte categorie: anzitutto, possiamo avere a che fare con le loppe acide, dette anche “lunghe”, e le loppe neutre.

Si tratta di una tipologia che si caratterizza per la notevole viscosità quando si trova allo stato fuso, in più di solito sono utilizzate per le pavimentazioni delle strade sotto forma di blocchi colati, o anche di pietrisco. La loro funzione è molto utile, poi, per quel che riguarda la produzione della lana di scoria, la quale viene ottenuta inviando un getto di aria compressa contro una colata di scoria fusa che è trasformata in una massa di tipo filamentoso e soffice, da utilizzare come materiale coibente e antiacustico.

L’altro tipo ricomprende le loppe basiche, dette anche corte: esse sono piuttosto fragili allo stato solido e vengono utilizzate nella maggior parte dei casi per la fabbricazione di un legante idraulico, il quale è definito “cemento d’altoforno”. In questo caso, la loppa viene macinata e mescolata con della calce. La miscela è inoltre sottoposta a cottura nel forno rotativo, ottenendo un klinker che, nuovamente e opportunamente macinato, costituisce un materiale molto adatto per i calcestruzzi da impiegare nei lavori marini. Un altro legante idraulico si ottiene andando a temperare la loppa fusa con un getto d’acqua: il passaggio successivo consiste nel mescolare il materiale che si è ricavato in tale maniera con della calce. Pertanto, le differenze possono essere intuite e scovate con una certa semplicità.