Industria metallurgica: il risucchio dei getti

Il risucchio è quella cavità metallica che si viene a creare alla superficie dei getti per effetto del ritiro del metallo nel corso della sua solidificazione. In effetti, quando si versa il metallo fuso in una forma o in una lingottiera, in un primo momento si solidifica la parte a contatto con le pareti e soltanto dopo quella all’interno del getto. In questo modo, si verifica una migrazione del metallo fuso verso la periferia che è già solidificata, con la formazione di una cavità nello strato superficiale. In aggiunta, bisogna sottolineare che quando all’interno del getto a una certa profondità si viene a formare una grossa soffiatura (nelle fasi precedenti per la precisione), la pressione atmosferica può ulteriormente incurvare la superficie del getto stesso o addirittura determinarne lo sfondamento.

In questo secondo caso, in particolare, viene messa in comunicazione la cavità a cui si sta facendo riferimento con l’aria. Come si può fare per scongiurare questo tipo di inconvenienti? La soluzione che viene adottata nella maggior parte dei casi consiste nell’applicare alla sommità del getto di metallo una materozza, vale a dire il tipico serbatoio liquido che viene utilizzato nei più comuni processi di fonderia, in cui poi si crea il risucchio stesso e si pompa il getto. Quest’ultima operazione consiste essenzialmente in un rimescolamento del metallo sottoposto a fusione con una lunga asta, in modo da rendere molto più omogenea la temperatura e rendere più agevole la salite delle bolle di gas alla superficie.

Per la progettazione e le dimensioni effettive della materozza che è stata citata in precedenza, si può sfruttare il metodo Pellini-Bishop, oppure in alternativa quello del Diagramma di Caine: in entrambi i casi, si parte infatti dai valori del modulo di getto e della materozza che sono stati calcolati tramite la regola di Chvorinov, la quale fornisce il tempo totale di solidificazione (misura nota anche con l’acronimo Tst).