Industria tessile: a cosa serve la roccatrice

Quando si parla di industria tessile, una delle macchine di maggiore interesse è senza dubbio la roccatrice. Di cosa si tratta esattamente? In pratica, essa viene impiegata di solito per effettuare l’incannatura di un filato su un tubetto, in modo da formare quella che viene appunto chiamata “rocca”. Quest’ultima non è altro che un formato industriale di stoccaggio del filato e consiste nell’arrotolare il filo intorno a un’anima a forma di cono. Le operazioni che vengono compiute da una roccatrice sono sostanzialmente tre. La prima consiste nell’alimentazione del filato che deve essere avvolto, operazione che viene posta in essere mediante un’apposita spola.

La seconda operazione è invece quella del caricamento, vale a dire la rotazione di un fuso con cui è solidale il tubetto ricordato in precedenza. La rotazione può avvenire per mezzo di ruotismi e in tal caso è definita costante, oppure per frizione del filato avvolto contro un tamburo, e allora si parla di rotazione variabile; più precisamente, nel secondo caso tende a decrescere a mano a mano che prende corpo l’effetto dell’incannatura. La terza e ultima operazione, poi, è quella della distribuzione, vale a dire la traslazione alternativa di un guidafili da un capo all’altro del tubetto: in questa maniera si determina l’avvolgimento elicoidale del filato.

Tornando a parlare della rocca tessile, c’è da dire che essa risulta essere molto più efficiente rispetto ai metodi tradizionali, ovvero quelli che hanno a che fare con le matasse, i rocchetti e i gomitoli. Tra le caratteristiche principali si possono ricordare il fatto che la rocca è molto più maneggiabile, con la larghezza della base del cono che non fa rovesciare e nemmeno rotolare la rocca stessa. In aggiunta, lo stoccaggio viene reso possibile dal fatto che le rocche sono molto compatte e impilabili in modo davvero agevole. Infine, non si può dimenticare l’alimentazione, con il filo che non presenta alcun pericolo di ingarbugliamento.