Inquinamento industriale: il caso di Zenica

Il caso di Zenica, quarta città per popolazione della Bosnia Erzegovina, non merita di essere dimenticato e trascurato: è proprio nel distretto industriale che si trova nel capoluogo del cantone di Zenica-Doboj, che si è registrato un aumento a dir poco pericoloso dei tumori, un fatto che non può che coincidere con l’inquinamento provocato dalle industrie locali, in primis l’acciaieria cittadina. I prossimi mesi potrebbero essere rischiosi, vista la posizione geografica della località balcanica. In effetti, quest’ultima sorge tra molte colline e montagne, un paesaggio che contribuisce a creare una sorta di cappa inquinante, ricca di sostanze tossiche, proprio quelle che escono dalle ciminiere degli impianti dell’acciaieria menzionata in precedenza.

Di conseguenza, le abitazioni circostanti non possono che risentirne negativamente. In realtà, questa struttura doveva essere istituita in un’altra città, vale a dire Doboj, ma nel 1948 si cambiò tutto e si punto su Zenica. La collocazione dell’impianto è stata una delle scelte più sbagliate di sempre, visto che in tale zona soffiano venti fortissimi, i quali spingono l’intero inquinamento verso l’abitato. Sono le nebbie invernali quelle più temute, dato che agglomerate al loro interno si trova una serie incredibile di veleni che rendono irrespirabile l’aria.

La popolazione è stata informata dei seri rischi che corre in relazione alla sua salute, tanto è vero che un rapporto del 2011 ha di fatto preoccupato come non mai. Tra il 2002 e lo scorso anno i tumori sono diventati purtroppo la seconda causa di morte per i zeniciani, subito dopo l’infarto e l’ictus. Volendo essere ancora più precisi, i malati sono passati dalle 892 unità di dieci anni fa fino alle 1.888 del 2010 e i 1.774 dello scorso anno. Insomma, il ritmo è diventato insostenibile. Il governo bosniaco dovrebbe impegnarsi di più da questo punto di vista, soprattutto perché si tratta di uno dei possessori di una quota simbolica della proprietà azionaria.