Inquinamento industriale: negli Usa il piombo crea ancora problemi

Gli sforzi finora fatti per ridurre l’inquinamento industriale provocato dal piombo non possono considerarsi certo lusinghieri, soprattutto se si fa riferimento al caso degli Stati Uniti. In effetti, il problema continua ad essere ben presente e, stando alle ultime discussioni dell’American Association for the Advancement of Science (Aaas), continuerà a influenzare la salute dei cittadini. Certo, vi sono stati dei miglioramenti sostanziali, grazie soprattutto all’eliminazione virtuale della benzina a base di piombo, delle restrizioni agli impianti che sfruttano tale metallo e altri sforzi per limitarne l’utilizzo industriale.

Ma quello che resiste è l’eredità storica dell’inquinamento in questione, visto che nuovi input lo fanno tristemente rivivere. Russell Flegal, professore di tossicologia ambientale presso l’Università della California, presenterà a breve una storia della contaminazione industriale provocata proprio dal piombo, cercando di spiegare per quale motivo il problema non può ancora essere sconfitto in maniera definitiva. La buona notizia è che le concentrazioni in atmosfera negli Stati Uniti sono scese di ben ottantanove punti percentuali nel giro degli ultimi tre decenni, con un declino che ha riguardato anche i livelli medi di piombo presente nel sangue. La pessima notizia, invece, è che questi stessi livelli sono ancora cento volte più alti rispetto al normale e non è ben conosciuto il limite che deve essere rispettato per la tossicità in questione.

In altre parole, anche una piccola quantità di piombo nel corpo può essere nociva. D’altronde, questo metallo si presenta come un problema da ben cinquemila anni, visto che nel corso dell’Età del Bronzo, nei laghi della Cina si depositarono numerosi sedimenti. Le attività industriali in tutto il mondo continuano purtroppo a immettere piombo nell’ambiente: le principali emissioni a cui si sta facendo riferimento riguardano la combustione del carbone, in particolare in nazioni in via di sviluppo come la Cina e l’India. In aggiunta, altri prodotti contaminati continuano a provenire dal commercio globale, peggiorando la situazione.