Italia e Mongolia rafforzano la loro partnership industriale

Diversi settori industriali stanno per rendere ancora più proficua e intensa la collaborazione tra due paesi che non sembrano avere molto in comune, vale a dire l’Italia e la Mongolia. In realtà, il nostro paese, più precisamente il Ministero dello Sviluppo Economico, ha deciso di intensificare i legami relativi a vari comparti, come ad esempio quello agroindustriale, il tessile, la lavorazione delle pelli, il settore energetico e quello delle terre rare (si tratta appunto di giacimenti non molto diffusi, quali l’ittrio, lo scandio, il promezio e l’europio). Come verrà a svilupparsi questa fondamentale partnership? Oltre a Paolo Romani, titolare del già citato dicastero di Via Veneto, l’intesa è stata sottoscritta anche dal ministro per l’Agricoltura e l’Industria Leggera dello stato asiatico, una delle economie più promettenti del continente, tanto che stanno fioccando da tempo le emissioni finanziarie di banche che intendono concentrarsi sulla crescita della patria di Gengis Khan.

La storia industriale di questa nazione ha insegnato che essa è stata praticamente costretta a subire passivamente la dipendenza dalla Russia e dalla Cina, ma ora si vuole dimostrare che l’emancipazione è stata finalmente conquistata. Questa stessa emancipazione deve comunque essere collegata ad approfondimenti e nuove conoscenze e non è un caso che si sia deciso di puntare sull’esperienza e il know-how delle aziende italiane. Cosa ne otterrà in cambio il nostro Stato?

Le risorse mongole non sono certo da trascurare, inoltre si potrà rafforzare lo status di terzo partner commerciale e industriale dell’intera Unione Europea, una posizione inferiore soltanto a quella della Germania e della Gran Bretagna. Il volume d’affari generato dai due paesi è attualmente pari a cinquanta milioni di euro, un totale che è destinato ad aumentare in maniera inevitabile nei prossimi anni: i principali benefici andranno a vantaggio delle industrie del cachemire, della carne, del cuoio e dell’esportazione dei macchinari, in particolare quelli agricoli.