L’edilizia italiana riprende a correre mentre si fermano i fallimenti

fallimenti

Buone notizie per l’economia italiana. Cribis segnala una diminuzione dei fallimenti in Italia, che passano da 5966 a 5714 dall’anno scorso, pari ad un -4,2%. Si conferma dunque la tendenza di una riduzione dei fallimenti, in atto già da quattro anni. Ma stavolta si tratta di una diminuzione più consistente.

Nel quadro di un’analisi sul lungo termine, la diminuzione in questi quattro anni è del 15,7%. L’economia italiana respira, anche se la situazione è sempre difficile, con il paese che non riesce ad agganciare l’Europa, che va comunque lenta.

In particolare è il secondo trimestre a segnare il rallentamento maggiore, con il –4,9%, secondo l’Analisi dei fallimenti del Gruppo Crif. Da segnalare comunque che parte della diminuzione dei fallimenti è assorbita dai concordati preventivi, in aumento del 26%. In numeri, nel secondo trimestre di quest’anno sono stati 293 contro i 232 dello stesso periodo dell’anno scorso.

Il record apparteneva comunque agli anni passati, quando i concordati preventivi erano quasi mille a trimestre. Nel secondo trimestre 2014 furono 915, mentre nello stesso periodo dell’anno precedente addirittura 984.

L’edilizia italiana

I fallimenti sono in forte diminuzione soprattutto nel settore edilizio, che più di altri aveva subito la crisi economica. Qui i dati segnano un -12,1%, e sono stati segnalati “solo” 518 fallimenti nel secondo trimestre di quest’anno, mentre l’anno scorso erano 589. Nei servizi il secondo trimestre del 2019 ha visto 661, in diminuzione del 5,7% rispetto ai 701 dello stesso periodo del 2018. Nel comparto industriale invece la diminuzione è solo dell’1,4%, con 510 fallimenti, mentre la situazione nel comparto commerciale è invariata.

La regione con il record di fallimenti è la Lombardia, con 1206 aziende che hanno portato i libri in tribunale, ovvero lo 0,15% del totale delle imprese lombarde. Si tratta dello stesso trend del Lazio, che ha visto fallire 735 imprese. La Toscana segna un’incidenza dello 0,14%, con 489 fallimenti, così come l’Umbria. In fondo alla lista si trova la Basilicata con 30 fallimenti, ovvero lo 0,06% delle imprese lucane.

Poi ci sono il Friuli, che ha visto fallire 57 aziende, e il Trentino Alto Adige, dove si sono registrati 64 fallimenti.