Il paradosso dell’industria cartaria italiana

Può essere forse l’industria cartaria il motore del rilancio economico del nostro paese? Secondo uno degli ultimi studi commissionati da Assocarta e realizzati dal Gruppo Ricerche Industriali e Finanziarie (Grif) Fabio Gobbo, il comparto vive una situazione a dir poco paradossale. L’analisi in questione (“Il caso dell’industria cartaria: un contributo alla politica industriale”) ha permesso di capire come la carta sia un prodotto tipicamente “verde”, viste le possibilità di rinnovo e riciclo, ma non riesce ancora a ottenere i giusti e normali benefici che ci si potrebbe attendere dalla green economy.

Senza questi ultimi, il sostegno al settore e, di conseguenza, all’economia italiana, non può dirsi pieno. La filiera può comunque contare su un sistema di raccolta che fa bella mostra di sé a livello europeo, tanto è vero che i milioni e milioni di tonnellate di produzione nazionale sono realizzati per oltre la metà sfruttando carta di recupero. In aggiunta, il macero diventa molto spesso la sola materia prima a disposizione. Come ha sottolineato il numero uno di Assocarta, Paolo Culicchi, le aziende che fanno parte di questo settore industriale non si trovano nelle condizioni ideali per dar vita al giusto valore che può andare a beneficio della collettività, dato che la pressione viene rafforzata dagli obiettivi di riciclaggio, dalle severe normative ambientali e da altre imprese che si trovano al di fuori del Vecchio Continente.

La crisi ha influenzato anche questo settore e ne è una chiara conferma il fatto che da cinque anni a questa parte la produzione è calata di ben un milione di tonnellate (da 10 a 9 milioni per la precisione). D’altronde, si sta parlando di un comparto tra i più antichi in assoluto in Italia e la competizione globale non è stata certo un aiuto in tal senso. Comunque, i livelli di dinamismo e concorrenzialità, oltre alla sostenibilità, sono alti, ragione per cui le opportunità di sviluppo non sono poi così lontane.