Proprietà industriale a rischio con il Milleproroghe

Sono rimasti appena tre giorni per scongiurare il via libera definitivo a una legge che potrebbe penalizzare il Made in Italy: il prossimo 20 febbraio, infatti, il Parlamento sarà chiamato a votare su questo specifico testo normativo, il quale potrebbe addirittura rendere legale la contraffazione. L’allarme si riferisce al cosiddetto Decreto Milleproroghe, al cui interno è presente un articolo che sta facendo discutere e non poco. Si tratta dell’articolo 22 bis che prevede una moratoria maggiore per quel che concerne la contraffazione del design industriale, non più cinque anni come previsto in precedenza, ma addirittura tredici. Le commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del nostro Senato hanno già approvato il tutto, ma questo sembra andare contro quanto stabilito dal Codice di Proprietà Industriale, più precisamente dall’articolo 239.

In effetti, quest’ultimo prevede nello specifico quelli che sono i limiti alla protezione accordata dal diritto d’autore. Tra l’altro, esiste anche una apposita sentenza emessa dalla Corte di Giustizia Europea che risale esattamente a un anno fa: in tal caso, è stata esclusa la legittimità di una moratoria relativa alla protezione del diritto di autore delle opere di design, industriale e non. Un allarme accorato è stato lanciato da Federlegno Arredo, l’associazione di settore che rappresenta idealmente l’industria della filiera del legno nel nostro paese.

Il numero uno di questa federazione, Roberto Snaidero, ritiene che l’approvazione dell’articolo 22 bis secondo la nuova formulazione possa comportare problemi gravi per l’Italia, in primis una grave procedura di infrazione da parte di Bruxelles e conseguenti costi molto alti per quel che concerne le casse dello Stato. I giorni a disposizione per rimediare sono pochi, ma comunque ci sono: il voto alla Camera del 20 febbraio sarà ovviamente decisivo in questo senso, le imprese impegnate nell’innovazione e nella ricerca sperano di non veder buttato al vento tutto il loro lavoro, intanto sono state inviati diversi messaggi di protesta ai parlamentari italiani per mettere in risalto il problema.