La rettificazione di miscele e liquidi volatili

La rettificazione è l’operazione industriale che ha lo scopo di scomporre una miscela di due o più liquidi volatili, in modo da ottenere uno o più componenti quasi allo stato puro. Essa si distingue in modo preciso da una semplice distillazione, anche se ci possono essere dei punti in comune. In effetti, con questo procedimento tipico della chimica industriale (un classico esempio è quello dell’alcool etilico) non si va a prelevare tutto il distillato, ma se ne rimanda una parte (il cosiddetto “riflusso”), dopo che è avvenuta la condensazione, all’apparecchio in cui si esegue l’operazione.

Per riuscire a ottenere un contatto che si possa definire davvero buono fra la fase liquida e la fase vapore, l’apparecchio è in genere costituito da una colonna a piatti o a riempimento, la quale può essere a funzionamento continuo oppure intermittente. I vapori che salgono nella colonna scorrono in controcorrente rispetto a un liquido e il vapore e raggiungono la stessa temperatura attraverso uno scambio di materia o di calore. In effetti, la parte più volatile del liquido evapora, mentre quella liquida tende a riscaldarsi.

A ogni singolo scambio si ha poi un arricchimento del vapore nel suo componente più volatile in assoluto e di conseguenza, aumentando il numero degli scambi, è possibile ottenere un altro titolo di detto componente. Per quel che riguarda il grado di separazione dei componenti la miscela a cui si sta facendo riferimento dipende da molti fattori. Anzitutto, si può cominciare con il parlare delle volatilità relative dei componenti, senza però dimenticare la quantità di liquido che scende dalla colonna rispetto alla quantità di vapore che sale. Altri due elementi che bisogna tendere in considerazione, poi, sono senza dubbio il tempo di contatto tra il liquido e il vapore, vale a dire una vera e propria funzione dell’altezza della colonna, ma anche l’efficienza del contatto.