La Sardegna e la sua vocazione per i minerali industriali

La Sardegna vanta uno dei patrimoni industriali più ricchi d’Italia.

Giacimenti di metalli, miniere e molto altro caratterizzano da sempre l’isola, la quale intende ha voluto sfruttare appieno questa sua risorsa: in realtà, tale consapevolezza esiste addirittura da secoli, visto che già nell’800 il piombo e l’argento dominavano in lungo e in largo il comparto estrattivo. Le concessioni più importanti del passato erano sicuramente quelle di Gennamari e di Ingurtosu. Il ventesimo secolo, invece, si è contraddistinto, in particolare, per il massiccio uso di zinco, tanto che le concessioni estrattive cominciarono a riguardare la blenda, il principale minerale industriale da cui si ricava appunto il metallo in questione.

La piccola frazione di Montevecchio ha avuto un merito da questo punto di vista: in effetti, è qui, tra i vari boschi che dominano il paesaggio, che fu data in concessione la prima miniera del Regno d’Italia, con il sardo Giovanni Antonio Sanna che divenne un grande imprenditore con lo spiccato senso degli affari.

La cava in questione, poi, riuscì a impiegare ben 1.100 operai nel 1865. I minerali sardi hanno permesso a molte persone di diventare ricche e un piccolo assaggio di cosa volesse dire quel periodo lo ritroviamo nel museo archeologico Sanna di Sassari.