Taglio dei metalli: l’elettrocorrosione

L’elettrocorrosione si ottiene attraverso degli specifici utensili, sagomati secondo la forma della superficie che si desidera.

Questi stessi utensili, inoltre, rimanendo immersi in un apposito fluido, per lo più petrolio, vengono spinti contro il pezzo da lavorare; nel contempo, un condensatore viene caricato attraverso la corrente elettrica e si scarica con degli archi tra lo strumento, sempre negativo, e il pezzo che necessita di essere lavorato, il quale è invece sempre positivo. La frequenza di scarica va monitorata costantemente visto che è davvero molto elevata, pari anche a centomila hertz. L’arco voltaico, poi, produce una vera e propria asportazione di materiale, la quale è maggiore nell’anodo e minore al catodo, nel caso in cui essi dovessero presentare la stessa composizione.

Comunque, è sempre opportuno utilizzare per l’utensile dei materiali che sono meno usurati, almeno quanto è possibile, come possono esserlo ad esempio il rame, l’ottone e l’alluminio. In effetti, si lavorano soltanto i materiali che sono conduttori dell’elettricità, indipendentemente dalla loro durezza, quali i carburi di tungsteno, la stellite e l’acciaio temprato. Andando a variare la distanza tra il pezzo e l’utensile, cambierà anche l’effetto della scarica e quindi si otterranno delle rugosità. Il gioco che è necessario tra utensile e pezzo è pari a 0,1 millimetri per quel che concerne la sgrossatura e di 0,01 millimetri in relazione alla finitura.

I risultati possibili sono rappresentati dai fori sagomati, dai caratteri da macchina da scrivere, ma anche medaglie e molto altro; inoltre, i fori profondi risultano rastremati di qualche centesimo di millimetro. Tra l’altro, le possibilità sono davvero moltissime, non ultime quelle relative alle lavorazioni di diamanti, zaffiri e vetro, utilizzando gli ultrasuoni. Questi ultimi sono ottenuti attraverso dei cristalli piezoelettrici oppure dei materiali ferromagnetici che si allungano e si accorciano quando sono applicate delle differenze di potenziale tra le facce orientate rispetto al piano di polarizzazione.