L’Uganda fa sul serio con il parco industriale di Mbale

Il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, ha richiesto espressamente ai residenti del territorio in cui dovrà sorgere il Mbale Industrial and Business Park di lasciare pacificamente il sito: l’obiettivo del paese africano è proprio quello di abbracciare nella maniera più salda possibile l’industrializzazione, visto che il governo di Kampala sta puntando con decisione sulla costruzione di nuove industrie e sul miglioramento delle condizioni della gente. Il terreno prescelto è ancora occupato da molte persone, ma si tratta di una zona che fa capo alla Bugisu Cooperative Union, la quale ha ricevuto un pagamento dallo stesso esecutivo locale per ottenere la concessione.

Museveni ha comunque assicurato che i cittadini coinvolti da queste novità industriali verranno compensati in maniera adeguata per la perdita delle loro residenze. La città di Mbale vanta attualmente un solo stabilimento industriale, pienamente funzionale e in grado di fornire impiego a oltre mille dipendenti: si tratta, nello specifico, dell’Elgon Millers. Il sogno è quello di dar vita ad altre trenta industrie in questo stesso luogo, mettendo a disposizione impieghi per circa 30mila persone, cercando quindi di contrastare la disoccupazione giovanile e attirando nuove valute straniere. Gli impianti di questo parco industriale si occuperanno in prevalenza della lavorazione del caffè e non è escluso che vengano impiegati perfino i bambini.

Le dimensioni dell’area sono pari a 619 acri: l’acquisto da parte del governo è avvenuto nel 2008 per conto dell’Uganda Investment Authority, con una stima economica compresa tra gli 80 e i 150 milioni di dollari. Ci si aspetta, inoltre, che nei prossimi cinque-dieci anni fino a cento investitori possano finanziare altre attività industriali, anche se tutto dipenderà dalla corretta gestione delle risorse e dalla burocrazia. Il Ministero locale per il Commercio è però fiducioso da questo punto di vista: i principali investimenti giungeranno dall’Italia e dagli Stati Uniti, i primi due paesi che si sono detti pronti ad adottare il progetto.