Industria metallurgica: l’alluminotermia

L’alluminotermia è il processo inventato da Heinrich Jacob Goldschmidt nel 1894 e basato sulle proprietà dell’alluminio finemente suddiviso di reagire con gli ossidi metallici, formando ossido di alluminio e lasciando il metallo praticamente puro. L’industria metallurgica ne fa ampio uso. L’operazione industriale a cui si sta facendo riferimento viene perfezionata all’interno di un apposito crogiuolo, in cui si mescolano la polvere di alluminio e l’ossido metallico. La reazione viene innescata, ad esempio, con una cartuccia di biossido di bario e alluminio in polvere e procede in maniera violenta con un grande sviluppo di calore (si raggiungono infatti temperature di circa 2.600-2.800 gradi e anche oltre).

Il metallo in questione così ridotto viene raccolto in fondo al crogiuolo, mentre la scoria di alluminio galleggia. Il processo a cui si sta facendo riferimento viene sfruttato, in particolare, per la produzione di alcuni metalli, come il cromo, il manganese e il tungsteno, senza dimenticare le leghe (ferro-cromo e ferro-manganese) allo stato di grande purezza. Esso viene usato in maniera corrente anche per ottenere la saldatura delle rotaie delle ferrovie, utilizzando un miscuglio di alluminio e di ossido di ferro in polvere: quest’ultimo viene posto in un altro crogiuolo speciale, il quale abbraccia le estremità affacciate delle due rotaie.

Una volta fatta l’accensione, la miscela tende a bruciare in modo istantaneo e il ferro puro che si viene a formare, colando attraverso un foro nella parte inferiore del crogiuolo, riempie lo spazio tra le rotaie che sono portate a incipiente fusione e saldamente collegate tra loro. Si procede poi con la sbavatura e con la molatura della superficie di rotolamento. Tra l’altro, la reazione alla base di tutto ciò era alla base del processo alluminotermico: la miscela ottenuta, chiamata termite, era alla base non solo della saldatura delle rotaie come appena spiegato, ma perfino di alcuni tipi di bombe incendiarie.