L’invecchiamento dei metalli industriali

Quando si procede all’invecchiamento dei metalli, si vanno a modificare le proprietà che alcuni materiali deformati in modo permanente subiscono a causa della temperatura ordinaria in un tempo più o meno lungo, senza che si manifestino variazioni nella struttura cristallina. Il fenomeno in questione sembra sia dovuto alla precipitazione dal reticolo di elementi contenuti anche al solo stato di impurezza. Nell’acciaio, ad esempio, che a causa dell’invecchiamento acquista una elevata fragilità, il fenomeno viene accelerato da un leggero riscaldamento e diviene immediato a 250-300 gradi, temperatura alla quale il metallo si ricopre, per effetto dell’ossidazione, di una pellicola di colore blu (non a caso si parla di “fragilità al blu”).

Il fenomeno, assai rilevante se il materiale non è ben disossidato e contiene azoto, decresce di importanza con l’aumentare della percentuale di carbonio. Gli effetti dell’invecchiamento possono scomparire con una ricottura a temperatura elevata, capace di provocare il riassestamento del reticolo e il passaggio in soluzione degli elementi precipitati. Fenomeni di invecchiamento, più propriamente detti di “stagionatura”, si osservano anche nelle leghe leggere. Le leghe di alluminio-magnesio con il 6-12% di quest’ultimo elemento, incrudite e riscaldate in modo prolungato a 150 gradi, subiscono la precipitazione di un costituente interno, cui corrispondono un aumento della corrodibilità intercristallina e un notevole peggioramento di tutte le caratteristiche meccaniche.

Un altro vistoso fenomeno di invecchiamento si verifica nelle leghe di duralluminio sottoposte a trattamento di bonifica. In effetti, sottoponendo l’alluminio a trattamento di tempra, l’aumento di durezza non si verifica subito, ma inizia dopo un periodo di incubazione e raggiunge il massimo dopo alcuni giorni. Il ritardo con cui si verifica l’indurimento è tanto maggiore quanto più energica è la tempra. Così, volendo un indurimento rapido, si tempra in acqua a cento gradi circa. Se si vuole ritardare il fenomeno, al contrario, si tempra in acqua fredda a zero gradi.