Produzione industriale della ghisa: i bassi forni elettrici

La ghisa può essere ottenuta in maniera altrettanto utile e importante dai minerali di ferro anche per mezzo dei cosiddetti bassi forni elettrici: il nome, il quale si contrappone evidentemente agli altiforni che si conoscono di più, distingue gli strumenti in questione dai forni elettrici ordinari che sono destinati alla produzione dell’acciaio a livello industriale. I bassi forni di tipo elettrico sono in grado di sfruttare al massimo l’energia elettrica come sorgente di calore, la quale è più che mai necessaria in tal caso per ottenere la fusione dei minerali e per riuscire a raggiungere le alte temperature a cui si verificano le reazioni di chimiche di eliminazione dell’ossigeno che è contenuto nel materiale di partenza.

Anche in forni di questo tipo, inoltre, è necessario in ogni caso caricare una determinata quantità di carbone coke: quest’ultimo, infatti, è la soluzione giusta per una opportuna combinazione con l’ossigeno che si trova nei minerali di ferro, in modo da lasciare poi libero il ferro stesso. Quest’ultimo, però, non viene lasciato allo stato libero in maniera integrale. Volendo essere ancora più precisi, c’è da dire che una parte del minerale tende a combinarsi con il carbonio che si trova nel coke citato in precedenza, andando a formare di conseguenza della cementite che, trovandosi miscelata al ferro (assieme a delle piccole quantità di carbonio libero), dà luogo proprio alla ghisa.

Rispetto all’altoforno, il basso forno elettrico presenta l’indiscutibile vantaggio di permettere l’impiego di coke anche friabile e polverulento, ma anche di presentare un ingombro minore e di essere regolabile in maniera agevole. In aggiunta, bisogna sottolineare come la ghisa ottenuta con tali forni presente delle caratteristiche ottime, visto che è quasi del tutto esente dallo zolfo. Lo schema tipico di un basso forno in questione prevede gli organi di sostegno degli elettrodi, i cavi portacorrente, un crogiuolo, la carica e la bocca di colata.