Italia-Bulgaria, l’industria protagonista degli interscambi

Gli interscambi attuali tra il nostro paese e la Bulgaria sono tornati a livelli che non venivano raggiunti da almeno cinque anni: in effetti, si è superata la soglia dei tre miliardi di euro, come non avveniva proprio dal 2007, vale a dire l’anno in cui la nazione dell’Europa orientale ha aderito all’Unione Europea. Nello specifico, il totale relativo allo scorso anno ha sfiorato i 3,4 miliardi di euro, una cifra davvero interessante. Le maggiori esportazioni italiane verso Sofia e dintorni hanno riguardato soprattutto l’industria meccanica, senza dimenticare il settore tessile e dell’abbigliamento e il comparto agroalimentare.

Le occasioni propizie, poi, sono state e vengono tuttora offerte dall’ecologia, con i settori che hanno a che fare con il trattamento delle acque e dei rifiuti, oltre alle geotermia e alle fonti rinnovabili. Lo stesso discorso, inoltre, deve essere fatto per la gestione del territorio e il restauro urbanistico. Tra l’altro, la già citata industria tessile è stata protagonista di una ripresa incoraggiante, con 252 milioni di euro di fatturato e una crescita di ben 20,5 punti percentuali, una delle maggiori forniture in assoluto nei confronti della Bulgaria.

Il boom delle esportazioni è andato a tutto vantaggio dei macchinari; le percentuali senza dubbio più interessanti sono state quelle delle macchine per l’industria alimentare (oltre il 91% per la precisione), per la dosatura, il confezionamento e l’imballaggio (tredici milioni di euro complessivi e un incoraggiante +27,2%), ma non sono state da meno nemmeno le macchine per l’industria della carta e dell’imballaggio. Il prodotto interno lordo bulgaro è stato fondamentale da questo punto di vista, con un 2011 improntato alla ripresa, tanto che le previsioni più accreditate parlano di un rialzo di 1,7 punti percentuali rispetto a un anno prima. C’è comunque da precisare che la produzione industriale ha fatto registrare delle performance piuttosto incerte. L’inflazione, infine, dovrebbe ridursi fino all’1,5% entro la fine del 2012.