Accumulatori termici: i consumi industriali di vapore

Gli accumulatori termici sono utilizzati prevalentemente in quelle industrie che presentano dei diagrammi di consumo di vapore che sono molto variabili lungo tutto il corso della giornata: gli esempi più interessanti sono rappresentati, in particolare, dalle industrie che sono solite impiegare il vapore come mezzo di distribuzione del calore, quali gli zuccherifici e le cartiere, in modo che la caldaia possa funzionare in maniera efficace e costante al regime più favorevole. Inoltre, in tale maniera l’accumulatore stesso riesce a sopperire alle variazioni di consumo che si possono verificare in qualsiasi momento.

Altri esempi che non possono essere dimenticati, poi, sono quelli relativi alle caldaie elettriche, agli impianti di recupero, alle centrali termoelettriche e alle turbine a vapore di scarico che vengono alimentate da macchine alternative (in primis i magli e le presse). Ma la trattazione e le elencazioni sono davvero molto lunghe. In effetti, gli accumulatori possono essere anche a caduta di pressione: si tratta in pratica della tipologia più adoperata per le caldaie a bassa pressione (con questo termine si intendono quei macchinari con pressione inferiore ai diciotto chilogrammi per ogni centimetro quadro) o che sono munite di un riduttore. Nel dettaglio, questo stesso accumulatore viene a comporsi di un serbatoio di forma cilindrica e metallico, isolato dal punto di vista termico, orizzonte oppure verticale, a fondi convessi e provvisto di organi di servizio.

Tra l’altro, la regolazione e la sicurezza sono ben congegnati, mentre il contenuto è quasi totalmente rappresentato da acqua (le percentuali sono anche superiori al 90%). Tale macchinario, infine, riesce a comunicare sia con la caldaia che con la rete di distribuzione del vapore, grazie soprattutto a delle valvole automatiche a servomotore che consentono di mantenere la pressione dell’accumulatore entro limiti determinati. Per quel che concerne le richieste di vapore che sono inferiori alla produzione, si manifesta sulla rete un aumento di pressione che provoca l’apertura della valvola.