Chimica industriale: l’ossidazione anodica

L’ossidazione anodica è il processo chimico-industriale che viene provocato attraverso l’elettrolisi anziché con l’intervento di ossidanti di tipo chimico. Le ossidazioni di questo tipo presentano in genere il vantaggio, rispetto a quelle chimiche, di dar luogo a un solo prodotto e non a una miscela singola. Tale risultato si ottiene attraverso un controllo molto accurato sia del potenziale dell’anodo che della densità di corrente, oltre che con una opportuna scelta della soluzione elettrolitica. Le ossidazioni elettrolitiche sono molto usate soprattutto nella chimica inorganica, dunque è necessario ricordare le principali che vengono impiegate nell’industria.

La deidrogenazione dei depositi galvanici sui metalli

La deidrogenazione è un’operazione tipica dell’industria metallurgica: in effetti, essa consiste essenzialmente nella liberazione dei depositi galvanici sui metalli dall’idrogeno assorbito nel corso dell’elettrolisi. Questo stesso idrogeno conferisce una notevole fragilità allo strato in questione. Con tale processo, inoltre, si ridona una elasticità molto importante al ricoprimento galvanico stesso, conferendo inoltre una maggiore resistenza alla corrosione. Per riuscire a ottenere la deidrogenazione, è necessario che i pezzi zincati e quelli cadmiati vengano trattati in un forno alla temperatura di 180-190 gradi per un paio di ore al massimo.

L’argentatura degli oggetti in metallo

L’argentatura è il trattamento a cui vengono sottoposti alcuni oggetti in metallo e non: in pratica, esso consiste essenzialmente nel rivestire questi stessi oggetti di un sottile strato di argento, così come suggerisce il nome. L’argentatura si esegue di solito per via elettrolitica e le soluzioni usate con maggiore frequenza hanno come costituenti essenziali il cianuro d’argento e il cianuro di potassio in eccesso. Il complesso cianidrico dell’argento si dissocia, andando a liberare gli ioni argento, secondo delle reazioni chimiche ben precise. La concentrazione degli ioni argento in queste soluzioni risulta piuttosto elevata e quindi, a meno che la concentrazione di ioni cianuro non sia mantenuta ad un alto livello, l’argento potrebbe depositarsi in maniera spontanea (senza alcun bisogno di elettrolisi) anche sui metalli che sono relativamente nobili, come ad esempio il rame o le sue leghe industriali.

Estrazione e caratteristiche dello zinco

Quando si parla di zinco, bisogna subito precisare che quest’ultimo non si trova in nessun caso libero in natura. Sono vari i minerali più importanti che si possono tenere in considerazione in questo caso: si tratta, ad esempio, della blenda, vale a dire il solfuro di zinco, la smithsonite (l’altro nome che è stato affibbiato al carbonato di zinco) e la cosiddetta calamina (il silicato di zinco per la precisione). Come si procede all’estrazione di questo metallo così importante per l’industria? Anzitutto, si procede all’arrostimento della blenda stessa o alla calcinazione della smithsonite. In questa maniera si può riuscire a ottenere lo zinco o per via secca oppure per via elettrolitica.