Elementi chimici metallici: il platino

Il platino è uno degli elementi metallici più celebri, con il suo tipico aspetto bianco-argenteo e le sue caratteristiche che lo rendono così prezioso: si tratta, infatti, del metallo più utilizzato tra quelli del gruppo del platino, con l’utilità che è dovuta in larga misura alla sua resistenza alla corrosione e all’attacco degli agenti chimici, oltre all’elevato punto di fusione (circa 1770 gradi per la precisione). Una volta scaldato a calor bianco in presenza di aria, esso riesce a mantenere la sua lucentezza dal punto di vista metallico; non viene ossidato da nessun tipo di acido, ma può essere comunque disciolto in acqua ragia (la miscela di acido cloridrico e acido nitrico concentrati). A causa della sua alta temperatura di fusione, il platino non può essere però lavorato in maniera molto agevole per colata.

Esso viene infatti preparato allo stato metallico sotto forma di spugna, normalmente ottenuta per decomposizione termica dei suoi composti. La spugna in questione viene quindi lavorata al maglio e saldata a calor bianco per ottenere delle lastre, dei lingotti e degli articoli di varia forma. La densità del metallo massiccio è assai elevata, mentre allo stato puro è morbido e duttile, ma può essere reso più duro e resistente per aggiunta di piccole quantità di iridio. Il platino e le sue leghe sono utili a livello industriale nei laboratori chimici per la costruzione di crogioli e supporti sui quali i materiali in esame possano essere riscaldati ad altissime temperature.

Tali oggetti, comunque, devono essere impiegati con certe precauzioni, in quanto il platino rovente è in grado di formare delle leghe con carbonio, fosforo, silicio e alcuni metalli basso fondenti come il piombo, l’arsenico e l’antimonio; si possono formare facilmente delle leghe anche con gli altri metalli del gruppo del platino, con il rame, l’argento e l’oro, ma non bisogna dimenticare l’utilizzo per la produzione di contatti elettrici.