Metalli industriali: il sodio

Il sodio è l’elemento chimico di simbolo Na, numero atomico 11 e una densità di 0,97 grammi per centimetro cubo: il punto di fusione in questo caso è pari a 97,5 gradi, senza dimenticare che l’ebollizione si raggiunge a 883 gradi. Si sta parlando di uno dei principali metalli alcalini, tanto che se ne conoscono cinque isotopi instabili. Questo metallo industriale è di colore bianco-argenteo e può essere tagliato e fuso in maniera piuttosto agevole. La sua ossidazione, inoltre, avviene in modo istantaneo a causa dell’esposizione all’aria, mentre non bisogna dimenticare la reazione violenta che si ha con l’acqua, visto che poi si dà origine a idrossido di sodio e idrogeno. Proprio per queste ragioni, esso deve essere conservato sotto petrolio.

C’è comunque da precisare che il sodio non esiste allo stato libero, anche se è diffuso come cloruro sodico nel mare, nei depositi salini e nei vari laghi salati che sono presenti in diversi paesi nel mondo. Tra l’altro, esso si trova perfino nelle rocce come il nitrato sodico (per la precisione in Cile), come borato (nello stato della California) e come carbonato e solfato in varie altre regioni.

Il sodio metallico è stato preparato per la prima volta in assoluto nella storia da Sir Henry Davy nel 1807, attraverso una opportuna elettrolisi dell’idrossido fuso e per molto tempo è stato preparato in maniera commerciale con questo stesso metodo, anche se leggermente modificato in alcuni aspetti ( si tratta del cosiddetto processo Castner). Attualmente, invece, la maggior parte del sodio metallico viene prodotta secondo il processo Downs, nel quale si provvede a elettrolizzare una miscela fusa che è costituita da cloruro di sodio e cloruro di calcio; in questa stessa elettrolisi, poi, eseguita fuori dal contatto dell’aria, viene ottenuto anche cloro elementare come prodotto di ossidazione anodica, mentre non è mai impiegato il cloruro di sodio puro fuso.