Fallimento Amoma: in migliaia senza servizio

Fallimento Amoma

Amoma è fallita, ed è l’ennesimo portale di prenotazioni per alberghi che fallisce, anche se questa volta gli esperti parlano di fallimento originale. Sì, perché questo fallimento è anche una denuncia, fatta dagli stessi proprietari di Amoma, attraverso una mail, contro lo strapotere dei grandi portali.

I clienti hanno infatti ricevuto la comunicazione-denuncia di Amoma sul sistema delle prenotazioni online.

I proprietari attaccano direttamente i grandi comparatori online definite “agenzie di comunicazione che operano nel nostro stesso settore, con un impatto negativo sulla concorrenza”. Sotto la critica è il sistema che questi comparatori (come Trip Advisor) usano nel mostrare (a pagamento) i portali di prenotazione (come Amoma) seguendo delle regole “imposte in modo unilaterale a condizioni insostenibili”.

La denuncia

La denuncia è piuttosto singolare, ed è forse la prima volta che un’azienda comunica in questo modo il suo fallimento.

“Una concentrazione di pochi grandi soggetti, i soli in grado di sopravvivere”, è la denuncia diretta della mail. È il nuovo mondo di internet, che in fin dei conti, significa una comunicazione più diretta. Sicuramente, in futuro, succederà sempre di più.

La mail si conclude con: “Queste pratiche imposte rendono impossibile continuare la nostra attività”, con “effetto immediato”.

Ai clienti viene suggerito di contattare direttamente l’albergatore, per capire se la loro prenotazione non è persa, e in caso cercare di recuperare i soldi con un’assicurazione viaggi o tramite carta di credito.

L’azienda quindi, sembra non aver possibilità di rimborsare i propri clienti. E qui scattano i sospetti, denunciati su TrustPilot, di frode online, perché molti pagamenti sono stati accettati dall’azienda qualche ora prima della mail-denuncia.

I clienti sono quindi infuriati, perché Amoma è accusata di aver fatto soldi pur sapendo di non poter mantenere fede al servizio. Adesso il sito non esiste praticamente più, e sulla home page compare il testo della mail. Chi ha provato a chiamare il servizio clienti, si è accorto che il numero non esiste, e alla mail non risponde nessuno.

Ma già prima si erano visti i primi scricchiolii, quando alcuni clienti, dopo aver pagato Amoma, hanno scoperto che questa non aveva versato il pagamento all’albergo, che ha poi richiesto l’importo del soggiorno.

Molti soldi sono spariti così, già prima della mail. Con la carta di credito potreste chiedere il ‘chargeback’ a Visa o Mastercard, dimostrando l’uso fraudolento della propria carta.