Il Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza è pronto: sparisce il termine fallimento

fallimentoIl Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza sta per arrivare sul tavolo del Consiglio dei Ministri, con alcune novità, tra cui l’eliminazione della parola fallimento. Il termine è sempre più escluso dalle legislazioni europee perché ha un’eccezione negativa. Per questo gli viene preferito il termine insolvenza.

Il Codice

Il Ministero della Giustizia ha dunque provveduto a recapitare al Ministero dello Sviluppo Economico e al Ministero dell’Economia e delle Finanze opia del decreto legislativo per l’istituzione del “codice della crisi di impresa e dell’insolvenza”, previsto dalla Legge delega n. 155/ 2017.
Il decreto uniforma il quadro normativo sulla crisi di impresa per creare una base alle diverse procedure applicate, che comunque potranno rimanere in essere in base al contesto.

Il codice contiene dunque i principi generali e le nozioni fondamentali e in particolare dalla “crisi” enunciata già nel titolo, che viene intesa come pericolo di futura insolvenza. Una nozione nota oramai in questo ramo della giurisprudenza, acuita dalla crisi economica del decennio in corso, cominciata alla fine degli anni ’10.
Il decreto è emanato in 390 articoli, divisi in quattro parti: la prima riguarda esplicitamente il codice della crisi e dell’insolvenza, la seconda introduce le modifiche al codice civile, la terza concerne le garanzie sul patrimonio immobiliare e la quarta enuncia le disposizioni finali e transitorie.