Singapore, la nuova tigre asiatica, supera gli Stati Uniti come l’economia più competitiva al mondo

Gli Stati Uniti perdono terreno in materia di competitività economica. A rivelarlo è il World Economic Forum che nel suo ultimo studio ha analizzato la produttività e la crescita economica a lungo termine di centoquarantuno stati del mondo, stilando una classifica che quest’anno vede la tigra asiatica superare il colosso a stelle e strisce.

Secondo il Global Competitiveness Report, infatti, l’economia globale degli Stati Uniti è risultata essere meno competitiva rispetto un anno fa. Questo ha fatto sì che Singapore diventasse l’economia più competitiva al mondo. La città-stato asiatica, che grazie alle migliori performance nel riscontrate nel campo delle infrastrutture, della tecnologia avanzata e nel mercato del lavoro diventerà nei prossimi anni la nuova capitale mondiale del gioco e del divertimento, ha scalzato in vetta alla classifica il gigante americano che ha invece pagato e perso terreno in materia di aspettativa di vita e prospettive per il futuro.

Photo by cegoh | Simplified Pixabay License
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Secondo il rapporto, l’economia globale degli USA rimane ostacolata dalla bassa produttività nonostante nell’ultimo decennio il costo del denaro sia stato tenuto basso dalla banca centrale.

Nel valutare tutti i fattori e gli indici della classifica, l’organizzazione del Forum, nota per il suo raduno annuale nella località sciistica svizzera di Davos, ha evidenziato la crescita di Singapore, la nuova tigre dell’Asia, che ha superato gli Stati Uniti come il paese più competitivo al mondo a livello economico, questo grazie anche alle sue infrastrutture all’avanguardia. Inoltre, il rapporto sulla competitività globale del World Economic Forum, giunto nel 2019 alla sua quarantesima edizione, ha sottolineato come la discesa in classifica degli Stati Uniti sia dipesa dal fatto che gli stessi americani abbiano perso posizioni negli indici di “aspettativa di vita sana” e “competenze necessarie” per affrontare il ventunesimo secolo.

Se Singapore e USA si contendono la vetta di questa speciale classifica, Hong Kong, Olanda e Svizzera completano i primi cinque posti della graduatoria che vede al sesto posto il Giappone, al settimo posto la Germania (che rispetto al 2018 perde ben quattro posti), all’ottavo la Svezia, al nono il Regno Unito e al decimo la Danimarca. L’Italia, invece, si piazza in trentesima posizione, guadagnando uno scalino rispetto allo studio stilato dodici mesi fa. Tra gli indici che di più penalizzano il Bel Paese troviamo quello relativo al mercato del lavoro, in cui l’Italia è addirittura novantesima.

Photo by sasints | Simplified Pixabay License
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Resta però la consolazione della conferma dell’Italia quale potenza mondiale nell’ambito del turismo. In questo speciale settore dello studio, l’Italia è ottava (così come lo era nel 2018), davanti alla Svizzera e al Canada e dietro alla Spagna, Francia e Germania che si confermano al vertice. Anche qui emergono dei dati che dovrebbero far riflettere tutti: l’Italia paga in termini di sostegno all’imprenditorialità turistica (dove è addirittura centodecima al mondo) e in termini di prezzi troppo alti imposti all’utenza turistica.

Lo studio del World Economic Forum ha analizzato le economie di più di centoquaranta stati nel mondo sulla base di oltre cento indicatori, raggruppati in dodici categorie. Tra queste ultime troviamo il sistema sanitario e finanziario, il dinamismo aziendale e la capacità di innovare. Gli USA restano uno degli esempi di innovazione e l’economia più competitiva al tra i paesi più grandi al mondo, nonostante l’allarme lanciato dal World Economic Forum sulla sua competitività globale.

Secondo gli economisti del Forum, sarebbe prematuro oggi valutare l’impatto di alcuni dei fattori operativi nell’economia mondiale dell’ultimo anno, in particolare le crescenti tensioni commerciali tra USA e Cina che hanno portato all’imposizione degli ormai noti dazi doganali sui beni di consumo per centinaia di miliardi di dollari.

Sempre per quanto riguarda la guerra commerciale tra Cina e USA, lo studio ha rilevato come alcune economie si siano avvantaggiate rispetto a questo fattore, diventando vere e proprie alternative al colosso cinese. Tra tutti lo stato del Vietnam che in classifica guadagna dieci posizioni passando dal settantasettesimo al sessantasettesimo gradino.