I principali residui industriali degli oleifici

Una volta terminata la lavorazione industriale dell’olio, non rimangono che i suoi residui: da questi ultimi, comunque, è sempre possibile riuscire a estrarre altre qualità di olio, le quali sono in genere non commestibili, ma utili per diversi scopi industriali. Gli esempi più classici possono essere quelli relativi alla fabbricazione di saponi, di vernici o anche in qualità di veri e propri combustibili, senza dimenticare gli scopi farmaceutici: in tal caso, bisogna fare riferimento alla preparazione di olii medicati come quello canforato, quello fosforato e quello di camomilla, oltre agli unguenti e ai linimenti vari. I residui industriali si presentano sostanzialmente sotto tre diverse forme.

Industria olearia: i sistemi di estrazione delle olive

Ancora prima di sottoporre le olive ai sistemi tradizionali che si sfruttano per l’estrazione, è necessario effettuare un lavaggio accurato: l’obiettivo principale in questo caso è quello di eliminare gli elementi poco utili, come le foglie e i rametti. Il passaggio successivo prevede che i prodotti in questione vengano avviati con i nastri trasportatori alle macchine, le quali sono chiamate a realizzare in modo completo la frantumazione. Per questa specifica operazione si possono sfruttare due macchine industriali, vale a dire la molazza e il frangitore a martelli. La frantumazione è un passaggio molto importante in questo senso, visto che proprio da esso si ricava e si estrae il mosto oleoso che è composto appunto da olio e acqua di vegetazione.

La lavorazione industriale dell’olio d’oliva

Tutti conosciamo l’olio di oliva come grasso vegetale che si ottiene dalla spremitura delle olive, uno dei prodotti alimentari che caratterizzano e impreziosiscono la dieta mediterranea: ma come si lavora esattamente, a livello industriale, questo alimento? All’interno degli oleifici, si è soliti pulire, lavare e asciugare le olive stesse, le quali passano pari in maniera molto rapida alla successiva lavorazione. In una prima fase, quindi, esse sono sottoposte alla frangitura attraverso degli appositi molini a frantoi; la pasta che si ottiene in questo modo subisce dapprima una spremitura per mezzo di presse idrauliche, una operazione che consente di ricavare il cosiddetto “olio di prima pressione”. I residui vengono rimacinati e la pasta è nuovamente spremuta; si ricava così un olio che prende il nome di “olio di seconda pressione”.