Il Giappone della Seconda Rivoluzione Industriale

Nel quadro dell’espansione sempre più inesorabile e continua del capitalismo industriale e finanziario non possono mancare degli accenni a nazioni di cui magari non si potrebbero immaginare gli sviluppi di questo tipo: spostando l’attenzione sul continente asiatico, infatti, ci si può soffermare sul Giappone. Il cambiamento fondamentale per i nipponici avvenne grazie a una decisione imposta dagli Stati Uniti. Nello specifico, nel biennio 1853-1854 il governo di Washington aveva deciso di aprire in maniera definitiva tutte le strutture portuali del paese con degli interventi navali piuttosto decisi e mirati.

Seconda rivoluzione industriale: l’età dell’acciaio e dell’elettricità

Gli storici dell’economia parlano spesso di una prima e di una seconda rivoluzione industriale. Negli ultimi decenni del XIX secolo, lo sviluppo industriale raggiunse la sua piena maturità, tanto che si è potuto distinguere i due fenomeni: questa seconda rivoluzione fu differente rispetto alla prima, anche perché in questo caso gli effetti furono molto più rapidi e addirittura più prodigiosi i risultati che determinarono una trasformazione decisiva nella vita sociale dell’uomo. La seconda rivoluzione industriale si caratterizzò per una espansione economica piuttosto spinta in due continenti, l’Africa e l’Asia, oltre alla prevalenza dell’industria pesante (ad esempio quella metallurgica e quella meccanica) su quella leggera, alla diffusione di nuovi materiali come l’acciaio e la gomma e alle nuovi fonti energetiche (petrolio ed elettricità in primis).

L’industria del tabacco nella Spagna di fine Ottocento

Nel 1884 l’impresario nordamericano James Duke acquisì il brevetto per una macchina industriale utile per la produzione di sigari: l’invenzione era di un certo James Bonsack e risaliva a tre anni prima. Le stime di quel tempo parlavano della produzione giornaliera di ben 125mila sigari che, confrontati con i tremila che potevano garantire i lavoratori manuali più rapidi ed efficienti, mettevano in luce un incredibile incremento di produttività. Questo stesso aumento, inoltre, unito alle possibilità di standardizzazione e di impacchettamento della Bonsack Machine, rivoluzionò in maniera completa l’industria del tabacco.

Seconda Rivoluzione Industriale: il primo motore a benzina

Il brevetto ufficiale del primo motore a benzina si deve all’ingegnere tedesco Gottlieb Wilhelm Daimler, il quale lo perfezionò nel 1883.

La sua invenzione rappresentò uno dei perni principali della Seconda Rivoluzione Industriale: in effetti, l’obiettivo principale di Daimler e del suo socio Wilhelm Maybach era quello di creare dei motori da destinare all’industria automobilistica, allora agli albori, di piccole dimensioni ma in grado di generare alte velocità. Il progetto in questione beneficiò della prima combustione interna a due tempi, un’innovazione che fu anche testata sulle navi.

La Seconda Rivoluzione Industriale: il forno Martin-Siemens

Con il termine “Seconda Rivoluzione Industriale” si identifica il periodo di industrializzazione che venne registrato a livello globale e che seguì idealmente le innovazioni della “prima rivoluzione”, quella che durò per tutto il ‘700.

L’apice di questa fase fu raggiunto nel periodo 1870-1914, con l’industria che andò a potenziarsi non soltanto nei paesi più avanzati (in Europa e negli Stati Uniti), ma anche in Russia e in Giappone. Nuove scoperte resero più agevole il processo; in particolare, dopo il carbone del XVIII secolo, l’energia elettrica andò a sostituire il vapore come vera e propria forza motrice.