Dal web la rivoluzione industriale degli anni Duemila

Oltre tre punti percentuali di prodotto interno lordo.

È questo il contributo offerto dalla cosiddetta web economy alla crescita della produttività mondiale, una cifra importante che fa parlare espressamente di “Nuova Rivoluzione Industriale”: la constatazione giunge dalla lettura del rapporto del McKinsey Global Institute, secondo cui internet avrebbe favorito una vera e propria rivoluzione economica con livelli di crescita davvero impressionanti. L’aumento del Pil ha riguardato comunque solo una stretta cerchia di paesi, vale a dire i componenti del G8, la Svezia, la Corea del Sud, il Brasile, l’India e la Cina.


Perché si parla nuovamente di Rivoluzione Industriale? Le caratteristiche ci sono tutte: mezzo milione di posti di lavoro sono andati in fumo, ma al contempo sono nate nuove opportunità professionali, soprattutto nelle piccole e medie imprese. Inoltre, sono state sfruttate nuove tecnologie in grado di far avanzare un paese piuttosto che un altro dal punto di vista digitale.

I profitti in questione sono di tutta evidenza: negli ultimi quindici anni, infatti, il reddito pro capite ha subito un incremento di ben cinquecento dollari, un ritmo molto più rapido rispetto a quello registrato dalle rivoluzioni del XVIII e XIX secolo, le quali impiegarono mezzo secolo per dar vita ad aumenti simili.