L’industria del tabacco nella Spagna di fine Ottocento

Nel 1884 l’impresario nordamericano James Duke acquisì il brevetto per una macchina industriale utile per la produzione di sigari: l’invenzione era di un certo James Bonsack e risaliva a tre anni prima. Le stime di quel tempo parlavano della produzione giornaliera di ben 125mila sigari che, confrontati con i tremila che potevano garantire i lavoratori manuali più rapidi ed efficienti, mettevano in luce un incredibile incremento di produttività. Questo stesso aumento, inoltre, unito alle possibilità di standardizzazione e di impacchettamento della Bonsack Machine, rivoluzionò in maniera completa l’industria del tabacco.

In particolare, questo settore conobbe una linfa senza precedenti in un paese come la Spagna che si apprestava a vivere la sua “Seconda Rivoluzione Industriale”. Già nel 1887, infatti, la gestione di questo monopolio fiscale passò dallo Stato a una compagnia privata, la Compania Arrendataria de Tabacos, in grado di gestire appunto il 12% degli ingressi ordinari statali; tra l’altro, questa stessa società poteva contare su ben trentamila lavoratori, il 95% dei quali erano donne. Il cambiamento tecnologico fu comunque anche “drammatico”. Non si parla mai abbastanza di questo fatto, ma la modernizzazione imposta a tale industria comportò una riduzione di manodopera pari al 70% nei casi più estremi, con molte persone che si trovarono senza il consueto lavoro che consentiva di sfamare un’intera famiglia. La trasformazione fu però lenta e attenta e si tentò di non provocare alcun tipo di trauma, anche perché la stessa compagnia iberica doveva far fronte a un monopolio pubblico.

La vera e propria meccanizzazione delle fabbriche avvenne soltanto negli anni Venti del XX secolo, quindi furono necessari circa trent’anni di transizione. I consumatori e i lavoratori, dunque, si adattarono ai ritmi imposti dall’azienda, visto che era necessario espletare nuove funzioni e la lavorazione meccanica aveva comunque bisogno di qualche persona per l’avviamento; in questo caso, fondamentale fu la partecipazione azionaria del Banco de Espana, il quale garantì il capitale necessario.