Chimica industriale: l’utilità del forno Thelen

Il forno Thelen è quel macchinario che viene ampiamente sfruttato dal settore della chimica industriale per ottenere la calcinazione e l’essiccamento del bicarbonato di sodio: non si tratta di un bicarbonato qualsiasi, bensì quello che viene sfruttato nell’ambito della fabbricazione della cosiddetta soda Solvay. La reazione chimica è piuttosto precisa e particolare, ma quello che interessa maggiormente approfondire sono le caratteristiche del forno in questione.

Anzitutto, c’è da dire che la sua forma tipica è semicilindrica, con una lunghezza che va oltre i dieci metri e un diametro pari a due metri e mezzo. In aggiunta, non bisogna dimenticare che la massa del bicarbonato di sodio entra da una estremità e, una volta mossa da un apposito agitatore, esce direttamente dall’altra. I gas che tendono a svilupparsi sono sottoposti a una opportuna aspirazione e fatti poi passare in un condensatore. All’interno di quest’ultimo si vanno a recuperare delle soluzioni diluite di carbonato di ammonio, mentre tutto quello che avanza (si tratta, nello specifico, di anidride carbonica in larga misura) viene pompato direttamente agli apparecchi di carbonatazione della soluzione ammoniacale. In pratica, si è perfezionata in tutto e per tutto la seconda fase del processo Solvay. Un po’ di cenni storici non guastano di certo in questo caso.

In effetti, è il 1792 quando il chimico francese Nicolas Leblanc riesce a sviluppare il primo processo sintetico in assoluto per quel che riguarda la produzione di soda. È l’800, però, il secolo più attivo, visto che dagli ultimi anni di esso fino alla seconda metà del ‘900 la produzione industriale del carbonato di sodio viene garantita da un processo realizzato nel 1861 dal chimico belga Ernest Solvay (da qui il nome così celebre), capace di convertire il cloruro di sodio in carbonato di sodio tramite il carbonato di calcio e l’ammoniaca. La produzione industriale a larga scala venne poi resa possibile da Ludwing Mond.