Carboni fossili: torbe, ligniti, litantraci e antraciti

I carboni fossili non sono altro che la lenta e graduale decomposizione che molti secoli fa hanno subito i legni di antiche foreste, sommerse dalle acque e sepolte poi sotto la crosta terrestre. Le tipologie sono ovviamente molte e ognuna di esse presenta delle caratteristiche peculiari. Anzitutto, si possono citare le torbe. Queste ultime derivano essenzialmente dalla decomposizione di alcune piante erbacee che crescono in zone acquitrinose o nelle paludi. Da un punto di vista commerciale, inoltre, le torbe non vengono più incluse tra i carboni fossili, dato che il loro processo di fossilizzazione non è ancora completato e visto che non hanno più alcun tipo di importanza come combustibile alternativo a quelli tradizionali.

La dislocazione più diffusa si trova in paesi come Irlanda, Scozia, Francia, Germania, Polonia e Finlandia. Nel commercio internazionale, invece, le ligniti sono classificate nella categoria “Brown Coal” (carbone marrone): si tratta di carboni fossili giovani che si sono formati nell’età terziaria, con il loro tipico colore marrone che li contraddistingue e che li rende molto simili al legno. Le litantraci sono invece dei carboni fossili che si estraggono dai giacimenti di età più antica e che risalgono addirittura a trecento milioni di anni fa. La loro scoperta è possibile soprattutto nelle profondità comprese tra i 400 e i 1.200 metri, in quegli strati che si trovano tra le rocce di altra natura.

L’estrazione, inoltre, viene effettuata scavando dei pozzi verticali e della gallerie che seguono l’andamento dello strato carbonifero. Le antraciti, infine, sono i carboni di più antica formazione e, di conseguenza, i più ricchi di carbonio, circa il 95%; il potere calorifico è molto alto e può arrivare anche a nove milioni di calorie per ogni singolo chilogrammo, mentre la bruciatura avviene in maniera piuttosto lenta, con poco fumo (l’impiego più diffuso è quello del riscaldamento domestico e dell’industria in generale).