Industria tipografica: il procedimento della stereotipia

La stereotipia non è altro che il procedimento industriale atto a conservare le composizioni tipografiche, allo scopo di riutilizzarle per le ristampe successive. In pratica, si va a fare una impronta della matrice originale, della quale si possono ottenere in qualsiasi momento nuove copie da impiegare per le nuove stampe. Si può operare con i sistemi più diversi in questo caso. Ad esempio, è possibile adagiare sulla composizione con una leggera pressione un foglio di carta sul quale si è spalmato un sottile strato di un impasto di gesso, in modo da ottenere una impronta dei caratteri in questione.

Industria fotografica: i procedimenti di fotoincisione

La fotoincisione è una voce generica che serviva a indicare in passato dei procedimenti tipici dell’industria tipografica. In pratica, si provvedeva a incidere le lastre da stampa metalliche o anche la sostanza colloidale foto indurente con un elemento di stampa in rilievo. Per la preparazione della lastra stessa, poi, nel caso di originali a tono continuo, in un primo tempo si produceva il negativo retinato dell’originale stesso: quindi, si effettuava il foto trasporto del negativo attraverso l’esposizione del medesimo a contatto con uno strato di collide bicromato ricoprente la lastra. Per questa, i materiali più sfruttati erano lo zinco, il rame, l’ottone, l’elektron, mentre i colloidi generalmente usati erano l’albumina bicromatata, la colla di pesce e la gomma lacca.

L’industria dell’abbigliamento tra il XVIII e XIX secolo

Quali sono state le principali innovazioni tecniche e le modifiche più importanti per quel che concerne l’industria dell’abbigliamento? I cambiamenti di maggiore rilievo sono stati sicuramente registrati tra il XVIII e il XIX secolo: nel ‘700, infatti, l’invenzione del telaio Jacquard in territorio francese e dei filatoi meccanici in Inghilterra consentirono ai due paesi europei di beneficiare di una vera e propria leadership per quel che concerne questo settore industriale. La produzione tessile subì un vero e proprio boom, con l’intento specifico di modificare in maniera concreta i concetti di comodità e di morbidezza. Comunque, è all’inizio del XIX secolo che l’abbigliamento maschile di tipo più “borghese” comincia a risentire degli influssi provenienti dal Regno Unito, con le forme che possono essere definite davvero moderne.

Il fenomeno del dumping nella siderurgia

Accanto ai cartelli e ai trust, caratteristico della nuova era industriale dell’Ottocento è il dumping. Con questo termine si indica la vendita all’estero di una merce a prezzi inferiori e persino sottocosto rispetto a quelli praticati sul mercato interno: il dumping costituiva quindi uno strumento molto potente per la lotta commerciale e la conquista dei mercati esteri, ma provocava e provoca tuttora da parte dei governi dei paesi invasi dai prodotti stranieri l’erezione di barriere doganali (i cosiddetti “dazi anti-dumping”) a difesa delle proprie industrie.

Il Giappone della Seconda Rivoluzione Industriale

Nel quadro dell’espansione sempre più inesorabile e continua del capitalismo industriale e finanziario non possono mancare degli accenni a nazioni di cui magari non si potrebbero immaginare gli sviluppi di questo tipo: spostando l’attenzione sul continente asiatico, infatti, ci si può soffermare sul Giappone. Il cambiamento fondamentale per i nipponici avvenne grazie a una decisione imposta dagli Stati Uniti. Nello specifico, nel biennio 1853-1854 il governo di Washington aveva deciso di aprire in maniera definitiva tutte le strutture portuali del paese con degli interventi navali piuttosto decisi e mirati.

Seconda rivoluzione industriale: l’età dell’acciaio e dell’elettricità

Gli storici dell’economia parlano spesso di una prima e di una seconda rivoluzione industriale. Negli ultimi decenni del XIX secolo, lo sviluppo industriale raggiunse la sua piena maturità, tanto che si è potuto distinguere i due fenomeni: questa seconda rivoluzione fu differente rispetto alla prima, anche perché in questo caso gli effetti furono molto più rapidi e addirittura più prodigiosi i risultati che determinarono una trasformazione decisiva nella vita sociale dell’uomo. La seconda rivoluzione industriale si caratterizzò per una espansione economica piuttosto spinta in due continenti, l’Africa e l’Asia, oltre alla prevalenza dell’industria pesante (ad esempio quella metallurgica e quella meccanica) su quella leggera, alla diffusione di nuovi materiali come l’acciaio e la gomma e alle nuovi fonti energetiche (petrolio ed elettricità in primis).

La rivoluzione industriale negli altri paesi europei

Fin dal suo inizio, il processo di industrializzazione rivelò, come suo tratto peculiare e caratterizzante, una capacità di sviluppo diversa da zona a zona. Il ritardo con cui la rivoluzione industriale riuscì ad affermarsi nei paesi del Vecchio Continente e nei vari continenti extra-europei, ha suscitato un intenso dibattito tra gli storici e gli economisti. Di cosa si discute principalmente? Non solo nei diversi paesi, ma anche all’interno di ciascuno di essi l’industrializzazione a cui si sta facendo riferimento si diffuse, come si è soliti dire, “a macchia di leopardo”; inoltre, molto spesso, nella medesima area politica, settori arcaici assai vasti furono in grado di coesistere con altri comparti maggiormente in via di sviluppo.

La Rivoluzione Industriale dei mezzi di trasporto

Nel ‘700 le vie di comunicazione e i mezzi di trasporto erano lenti e inadeguati: il sistema stradale permetteva lo spostamento di merci in quantità minime, mentre la navigazione marittima si era da tempo standardizzata su carichi non superiori alle cento tonnellate (per via fluviale vigeva ancora il trasporto sulle chiatte). La rivoluzione dei trasporti del XIX secolo segnò un punto di rottura in tal senso, grazie soprattutto alle nuove energie come il carbone e il vapore e i nuovi materiali da sfruttare (ferro, ghisa e acciaio) per i veicoli che sino ad allora avevano utilizzato solamente la forza animale o le energie eolica e idrica.

Città e industria: Birmingham nel 1784

Barthélemy Faujas de Saint-Fond è ricordato come uno dei più importanti geologi francesi del XVIII e XIX secolo, ma anche per i suoi viaggi (percorse quasi tutta l’Europa) e la battaglia in favore dei palloni aerostatici: proprio in merito alla sua figura di viaggiatore, ci ha lasciato anche un’importante descrizione della città inglese di Birmingham nel 1784, in piena Rivoluzione Industriale quindi. Come spiega nelle sue memorie Faujas de Saint-Fond, il nucleo urbano dell’Inghilterra centrale vantava all’epoca le maggiori attenzioni e attrazioni, se non altro perché vi si svolgevano intense attività manifatturiere e commerciali.

Storia moderna dell’industria aeronautica

L’aereo è oggi un mezzo di trasporto fin troppo diffuso, utilizzato sia per ragioni di lavoro che di svago. In molti sono a conoscenza dell’antenato più celebre degli attuali veicoli, vale a dire il fragile biplano dei fratelli Wright, ma pochi sono a conoscenza della storia dell’industria aeronautica nel suo complesso. Dopo vari esperimenti nel Medioevo e nel Rinascimento, è nel XIX secolo che si segna l’inizio di una nuova fase per quel che riguarda la storia del volo umano: l’inglese Arthur Cayley stabilisce la necessità di disporre di una superficie portante di adeguate dimensioni che sostegna l’aereo stesso. Nasce quindi il moderno concetto di ala.