Tunisia: l’Afi annuncia la creazione di tredici aree industriali

La Tunisia sta assumendo una conformazione decisamente industriale: il paese africano beneficerà a partire dalla giornata odierna di tredici nuove zone in cui dare ampio spazio proprio ai vari settori dell’industria, tanto che è stata prevista una superfice complessiva piuttosto vasta, circa 572 ettari per la precisione. L’obiettivo specifico che Tunisi intende perseguire è quello di catturare il maggior numero possibile di investimenti nuovi di zecca, soprattutto dalle nazioni estere. Come si spiega questa evoluzione così decisa? Anzitutto, bisogna specificare che l’annuncio ufficiale è stato lanciato dall’Afi, vale a dire l’Agence Foncière Industrielle (l’Agenzia Fondiaria Industriale dunque), la quale ha già cominciato a descrivere come saranno caratterizzate queste aree industriali.

La fabbricazione dei pannelli in fibre di legno

I pannelli di fibre di legno beneficiano anzitutto di una fabbricazione artificiale: essi vengono ottenuti sostanzialmente dalla sfibratura di cascami e sfridi di legno, i quali altrimenti non avrebbero una ulteriore utilizzazione industriale. In un primo momento, le stesse fibre di legno vengono ridotte, attraverso l’aiuto di opportuni mezzi, a un ammasso pastoso senza ordine e senza alcun tipo di orientamento. La fase successiva, invece, prevede che vi sia una loro ricomposizione in virtù della cosiddetta feltratura, la quale deriva dal loro mutuo intreccio con l’eventuale aggiunta di sostanze collanti e impermeabilizzanti e sotto l’azione della pressione e del calore. Il prodotto è meglio conosciuto sotto le denominazione di “masonite”, dal nome dell’americano William Henry Mason che per primo ne ideò il procedimento di fabbricazione (si parla del lontano 1927), ma anche di “faesite”, a causa di Faé, la frazione del comune di Cencenighe (siamo in provincia di Belluno) nel quale sorse, intorno al 1936, il primo grande stabilimento italiano per la produzione di pannelli di fibre di legno.

La rivoluzione industriale del settore della moda

Il termine “rivoluzione industriale” è solitamente associati agli eventi storici che si sono verificati tra il XVIII e il XIX secolo: utilizzarlo al giorno d’oggi è sintomo di qualcosa di davvero rivoluzionario in un settore specifico. È quello che sta succedendo nel campo della moda, tipicamente interessato alle innovazioni, sia dal punto di vista produttivo che economico. Nel caso in questione, inoltre, la novità consiste nel miglioramento dell’impatto sull’ambiente, grazie a nuovi criteri per quel che concerne la responsabilità sociale, con il diretto coinvolgimento dei consumatori quindi. “Sustainable fashion, an Industry R-Evolution” è l’iniziativa a cui si sta facendo riferimento, la quale coinvolge designer ed esponenti del mondo industriale, del nostro paese e anche della Gran Bretagna.

Gli impieghi industriali delle ossa di animali

Potrà forse sembrare bizzarro e inusuale, ma le ossa dei vari animali posso essere sfruttate anche per numerosi impieghi a livello industriale: questo utilizzo viene reso possibile di solito dopo lo sgrassamento, in modo da ricavarne il cosiddetto “grasso d’ossa”. Ma non è tutto, visto che esse sono molto utili anche per la fabbricazione della colla, del nero animale, del fosforo, senza dimenticare la preparazione di concimi di ottima qualità, come possono esserlo ad esempio i perfosfati, le ceneri d’ossa, la farina o la polvere d’ossa e la farina sgelatinata che si può ottenere sempre in questa maniera. Il grasso d’ossa, in particolare, è il prodotto che si ottiene dalle ossa che vengono frantumate di vari animali attraverso un apposito trattamento con acqua bollente o meglio per mezzo dell’estrazione con il vapore d’acqua o con i solventi.

La classifica della potenza fotovoltaica industriale in Italia

L’ultima indagine che è stata condotta dal noto quotidiano economico Il Sole 24 Ore ha avuto il merito di concentrare l’attenzione su una tematica di cui non si sente purtroppo parlare così spesso: in effetti, il giornale di proprietà della Confindustria ha stilato una speciale classifica per far capire come si è sviluppata la potenza fotovoltaica nei più importanti stabilimenti industriali del nostro paese, con una importante suddivisione regione per regione. Ebbene, la Lombardia si conferma una volta ancora la regione più industriale d’Italia, meritando questa leadership indiscussa. Entrando maggiormente nel dettaglio, c’è da dire che l’elenco in questione è stato redatto facendo partire i primi dati dal 2010, visto che si tratta dell’ultimo anno in cui sono stati resi disponibili per quel che concerne il Gestore dei Servizi Energetici (meglio noto come Gse).

Efficienza industriale: il ruolo degli evaporatori

L’evaporatore è lo strumento industriale che serve ad allontanare da una soluzione un liquido (generalmente l’acqua) sotto forma di vapore, come fa intuire il suo stesso nome: nella tecnica, però, il termine stesso si usa per una categoria molto più ristretta di apparecchi. Si tratta, nello specifico, degli evaporatori per macchine frigorifere, i quali costituiscono quella parte del macchinario in cui il fluido frigorigeno viene fatto appunto evaporare, producendo così l’effetto refrigerante, degli evaporatori per impianti di concentrazione, i quali hanno lo scopo di eliminare per riscaldamento un solvente volatile che contiene disciolte delle sostanze solide, e degli evaporatori per impianti marini, strumenti sussidiari delle motrici marine a vapore che servono a produrre acqua dolce distillando quella del mare.

Confapi Matera fa il punto sulla situazione delle aree industriali

La Confederazione Italiana della Piccola e Media Industria Privata (Confapi) si sta interessando con sempre maggiore attenzione alle condizioni industriali della Basilicata: in particolare, il numero uno dell’unità lucana di questa associazione, Vito Gravela, si è incontrato in questi giorni con Gaetano Santarsia, commissario per lo Sviluppo Industriale della provincia di Matera. A cosa è stato dovuto questo meeting? L’obiettivo è stato quello di esaminare nel dettaglio in che stato si trovano i servizi relativi alle aree del materano. Lo stesso Gravela ha espresso un giudizio positivo nei confronti dei risultati in questione, in particolare quelli che sono stati conseguiti nel corso del 2011, un traguardo reso possibile dall’ottimo dialogo instaurato dagli imprenditori e dalle imprese.

L’accordo Libia-Sicilia sulla pesca industriale

Sono passati appena quattro giorni dall’importante attuazione dell’accordo che è stato sottoscritto dalla Regione Sicilia e dalla Libia: si tratta di un’intesa che ha una fondamentale valenza dal punto di vista industriale e la cui firma risale ormai allo scorso 21 gennaio, quando a Tripoli si sono incontrati il presidente del Consiglio Mario Monti e il premier libico, Abdurrahim El Keib. Il riferimento deve andare necessariamente alle attività marittime e a tutto quello che è collegato ad esse. Che cosa è stato previsto nello specifico? Il settore ha espresso tutta la propria soddisfazione per un accordo di queste dimensioni e di tale portata, tanto che perfino i sindacati e le varie cooperative della pesca che erano presenti hanno valutato il tutto in maniera positiva.

Lo spillamento industriale del vapore

Lo spillamento consiste essenzialmente nel prelievo di una certa quantità di vapore da uno o più punti di una turbina: l’intento che si vuole ottenere è quello di riscaldare l’acqua che serve per l’alimentazione della caldaia. Il vapore in questione, poi, essendo prelevato in una zona intermedia del suo percorso attraverso la macchina termica, non completa la sua espansione vera e propria. La relativa perdita che si può avere in relazione al lavoro, comunque, viene ben compensata dalla maggiore quantità di vapore che è prodotta dalla caldaia a parità di combustibile bruciato per il fatto che l’acqua di alimentazione può essere preriscaldata a una temperatura superiore a quella che viene raggiunta col vapore di scarico.

L’Istat rende noti i dati industriali di novembre

Un fatturato industriale al palo: è questo il dato che è stato diffuso dall’Istat in merito allo scorso mese di novembre, il quale non è sostanzialmente cambiato rispetto al mese precedente, pur segnando un progresso di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2010. In realtà, se proprio si vuole essere precisi a tutti i costi, bisogna sottolineare che il rialzo in questione è il più basso degli ultimi due anni, segno che la crisi si fa sentire proprio a tutti i livelli. Si sta facendo riferimento alla produzione del mercato interno ed estero, con una buona prevalenza del secondo sul primo; l’indice in questione, inoltre, risulta essere in calo di quasi tre punti percentuali per quel che riguarda la media del trimestre compreso tra settembre e novembre. Quello che interessa maggiormente comunque è l’andamento dei vari settori.