Chimica industriale: il minio

Il minio è un composto di protossido e perossido di piombo, ottenuto nell’ambito della chimica industriale partendo dal piombo di prima fusione. Quest’ultimo, infatti, viene riscaldato in dei forni a riverbero (la temperatura ideale è compresa tra i quattrocento e i cinquecento gradi per la precisione), in modo da ossidarlo a massicot. Una volta che è avvenuta la macinazione, poi, si procede con una ulteriore ossidazione a minio, in presenza di aria calda e in degli appositi forni. Per cento chilogrammi di questo composto sono necessari di solito 92 o 93 chilogrammi di piombo.

Il minio che viene ottenuto in questa maniera si macina in modo molto fine e si imballa in delle cassette di legno o in fusti. Si tratta di una polvere piuttosto pesante, dal colore rosso-scarlatto assai vivo, che però può presentare diverse gradazioni di tinta a seconda del modo di preparazione. Tra l’altro, esso è insolubile in acqua, mentre l’acido cloridrico diluito lo attacca con la formazione di cloruro di piombo solubile a caldo. In aggiunta, l’acido cloridrico concentrato e bollente lo scioglie, svolgendo cloro e formando cloruro di piombo (col freddo quest’ultimo si cristallizza). Ma le applicazioni e i trattamenti non si fermano certo a quelli appena descritti. In effetti, l’acido nitrico è in grado di sciogliere in parte questo composto chimico, lasciando un residuo bruno.

La calcinazione all’aria, invece, agevola la colorazione prima in bruno, poi in giallo, con la trasformazione finale in litargirio. Il vero minio dovrebbe comunque essere costituito dal 65,11% di ossido e dal 34,89% di perossido di piombo. Il metodo di fabbricazione può però coinvolgere anche altri elementi. Non mancano nemmeno le impurità che provengono dalle materie prime che sono adoperate: nei buoni prodotti queste non superano mai il 6%. Il tipico impiego industriale del minio riguarda la fabbricazione del cristallo e la pigmentazione per i colori ad olio e le vernici.