Come si svolge una lappatura

La lappatura, conosciuta a livello industriale con il termine “lapidatura”, non è altro che un processo di finitura superficiale che consiste nel far strisciare sul pezzo da lavorare un disco (si tratta del cosiddetto lapidello) di ghisa perlitica o anche di bronzo o rame, a una velocità davvero molto bassa (di solito inferiore ai venti metri al minuto per la precisione). In aggiunta, anche la pressione è molto bassa, vale a dire al di sotto dei due chilogrammi per centimetro quadrato.

In pratica, si sfrutta in maniera adeguata un mezzo abrasivo pastoso e diluito in un liquido opportuno che ha anche una funzione refrigerante. I pezzi che devono essere lavorati, inoltre, vengono collocati in una gabbia porta-pezzi dotata in genere di moto planetario. La finitura di superficie, poi, è dell’ordine di varie grandezze. La lappatura è molto adatta alla lavorazione di pezzi in acciaio temprato, metallo duro, ceramica dura, vetro, ghisa, quali ad esempio possono essere i posti delle pompe di iniezione, i pistoni di vetro che si usano di solito per le siringhe, ma anche gli spinotti per i pistoni di motori alternativi, le parti fondamentali dei carburatori, dei cuscinetti a rulli, dei rasoi elettrici e delle bielle.

La lappatura delle superfici di forma cilindrica si può anche realizzare con delle lappatrici senza centri, macchinari industriali in cui il pezzo viene appoggiato su una coppia di cilindri lappatori. Uno dei rulli cilindrici ha un diametro minore rispetto all’altro e serve a trascinare in rotazione il pezzo. Il cilindro maggiore è cosparso di abrasivo finissimo ed opera la lappatura stessa. Il pezzo viene tenuto a contatto con i cilindri per mezzo di un dispositivo che viene opportunamente provvisto di un settore in materia plastica. In generale, infine, si tendono a utilizzare due coppie di cilindri, più precisamene una per la fase precedente alla lappatura (pre-lappatura) e una per la finitura vera e propria.