Leghe metalliche industriali: il cupralluminio

Il cupralluminio è quella lega metallica che è costituita dal rame e dall’alluminio: il nome alternativo con cui è anche conosciuto è quello di “bronzo di alluminio”, visto che le sue caratteristiche principali sono in tutto e per tutto simili a quelle del bronzo vero e proprio, anche se non è necessario impiegare lo stagno. Per quel che riguarda le leghe industriali, il tenore di alluminio non supera in genere il 16%. In aggiunta, bisogna precisare che il rame e l’alluminio a temperatura ordinaria tendono a formare delle soluzioni solide di caratteristiche diverse, in base a quella che è la composizione effettiva.

Questo vuol dire che le leghe che prevedono una composizione tra l’1 e il 5% dell’alluminio stesso possono essere lavorate tranquillamente a freddo, così come avviene anche con il rame, mentre quelle con più del 10% dell’elemento in questione sono adatte quasi solamente alla fusione, visto che non sono lavorabili in maniera meccanica né al freddo né al caldo. Al contrario, se la composizione è compresa tra i cinque e i dieci punti percentuali, allora la lavorazione ha luogo soltanto a caldo. Le fusioni a cui si sta facendo riferimento possono essere perfezionate sia nella sabbia, sia in conchiglia, ma è sempre obbligatorio che il raffreddamento avvenga in modo molto rapido, così da scongiurare in tutto e per tutto che si formino delle strutture che sono troppo fragili.

Il carico di rottura del cupralluminio varia a seconda delle composizioni, pertanto arriva fino a cinquanta chilogrammi per millimetro quadrato per il materiale sottoposto a ricottura, ma anche a cento chilogrammi con un materiale incrudito. Tuttavia, lo snervamento risulta essere molto basso, da un minimo di quindici a un massimo di venti chili per millimetro quadrato. Le buone caratteristiche meccaniche e la resistenza alla corrosione rendono tale lega più che adatta alla costruzione di parti di macchinario per le industrie chimiche.