Industria chimica: i coloranti

I coloranti sono quelle sostanze capaci di tingere un supporto, in cui penetrano e si fissano da sole o per azione di altre sostanze (dette anche “mordenti”). Si devono quindi distinguere dai colori come i pigmenti e le lacche, i quali tingono per effetto della sovrapposizione, formando uno strato colorato sul supporto stesso. I coloranti sono quasi tutti di natura organica e vengono distinti in naturali (vegetali o animali) e artificiali. Gli utilizzi industriali sono davvero molti, in particolare si possono citare la stampa e la colorazione dei tessuti e dei filati, la colorazione dei prodotti organici, l’utilizzo nella fotografia, nella microscopia e anche in qualità di indicatori. Le categorie di coloranti sono sostanzialmente quattro.

La prima è quella dei coloranti acidi, vale a dire delle sostanze artificiali che hanno la proprietà di tingere in modo diretto la lana e la seta, ma non il cotone in soluzione acida (ad esempio l’acido solforico diluito o il bisolfato di sodio). Vi appartengono molti azoderivati, alcuni derivati solfonici dei coloranti e i nitro coloranti. La seconda categoria è invece quella dei coloranti al ghiaccio. In questo caso, al contrario, si sta parlando di coloranti azoici del tipo a sviluppo: essi derivano in pratica dalla diazotazione e successiva copulazione di una base e vengono chiamati in questa maniera così particolare a causa della reazione di diazotazione stessa, la quale si verifica a bassa temperatura in presenza del ghiaccio.

Si passa poi per i coloranti al tino: questi ultimi sono insolubili in acqua e contengono di solito almeno un gruppo chetonico nella loro molecola. Appartengono a questo stesso gruppo gli indigoidi e i derivati dell’indantrene ed è sempre necessario mescolare tali coloranti con delle apposite sostanze idrofile. Infine, vi sono i coloranti allo zolfo, solidissimi e senza mordenti, ma in soluzione alcalina per impedire che la tinta in questione sia disuguale a contatto con l’aria.