Industria metallurgica: le soluzioni di austenite

L’austenite è la soluzione solida di carbonio che possiamo rinvenire a livello di industria metallurgica nel cosiddetto ferro gamma. Essa tende a cristallizzare nel sistema cubico a facce centrate e la massima concentrazione di carbonio arriva fino a una quota dell’1,78%, con una temperatura massima che non supera i 1.145 gradi. Una volta che si è raffreddata, inoltre, l’austenite ha anche la tendenza a decomporsi, dando luogo in questa maniera a diversi prodotti, il tutto a seconda della composizione iniziale. Questo vuol dire che dalla lega che contiene carbonio in misura inferiore allo 0,87% si ottiene la separazione di ferrite, mentre con i tenori carbonio che sono superiori a questa stessa percentuale si va a separare la cementite.

Quando poi il tenore di carbonio è esattamente pari allo 0,87%, con una temperatura di 721 gradi si ottiene la separazione di un eutettico che è formato da ferrite e da cementite. Per quel che concerne gli acciai legati con altri elementi (i tipici esempi sono quelli del nichel e della manganese) è possibile far rimanere stabile l’austenite anche in presenza di temperatura ambiente. Vi sono poi altre caratteristiche che vale senza dubbio la pena menzionare nel dettaglio. Anzitutto, essa non è in alcun modo magnetica; inoltre, essa presenta il pregio dell’elevata durezza, ma è allo stesso tempo tenace, malleabile e duttile.

Tra l’altro, in un normale processo industriale vi sono dei fattori che agevolano la presenza e la diffusione di austenite residua, come l’aumento della temperatura e la diminuzione della velocità di tempra. Al contrario, un elemento che fa ridurre in modo significativo la quantità di austenite residua è la temperatura di sottoraffreddamento, inferiore rispetto a quella ambiente. In conclusione, bisogna ricordare che l’austenite residua va eliminata del tutto per evitare una vera e propria decomposizione, un processo che provoca una variazione molto evidente del volume totale.