La brasatura dei metalli industriali

La brasatura rappresenta il collegamento di pezzi metallici con una opportuna interposizione di metallo di apporto.

Il punto di fusione, in questo caso, è inferiore a quello del metallo base che deve essere invece collegato: lo stesso metalo di apporto, inoltre, si infiltra per attrazione capillare fra le superfici affacciate dei pezzi da brasare e si lega al metallo base per mezzo della bagnatura, formando delle leghe di transizione. La brasatura può essere essenzialmente dolce. Questo vuol dire che si sfruttano i metalli di apporto che fondono a bassa temperatura, vale a dire al di sotto dei quattrocento gradi.

Tra i brasabili possiamo citare sicuramente gli acciai al carbonio e i legati, il rame e le sue leghe, il nichel e le sue leghe, mentre maggiore difficoltà si riscontra con il magnesio, la ghisa, l’alluminio e le loro leghe. Per i metalli di apporto, poi, si utilizzano le leghe composte dal piombo e dallo stagno, in alcuni casi con l’aggiunta di argento e antimonio, non superiore pero al 2%; in effetti, queste aggiunte facilitano in maniera notevole la bagnatura e migliorano perfino la resistenza meccanica. Le leghe che comprendono invece lo zinco sono molto utili per i lavori di riempimento di cavità in getti. Prima della brasatura, le zone di unione dei pezzi vanno sgrassate e disossidate mediante il decapaggio e la pulitura meccanica.

Qualche influenza, poi, può essere esercitata da protezioni superficiali come la prestagnatura o la zincatura su acciai. Durante tale processo, comunque, sono necessari dei flussi decapanti al fine di eliminare le tracce di ossidi che intralciano la bagnatura: il più utilizzato in assoluto è l’acido muriatico, quindi si può ben comprendere come esso sia piuttosto corrosivo e richieda una opportuna eliminazione dei residui. Per la brasatura forte, infine, si impiegano metalli di apporto che fondono a temperature superiori ai cinquecento gradi e si possono distinguere due tipologie, a seconda dell’impiego dell’ottone e del rame.