Utensili per il taglio dei metalli: l’utilizzo dell’acciaio

Gli acciai ordinari, vale a dire quelli al semplice carbonio, devono proprio a quest’ultimo la loro durezza che aumenta sino a tenori di carbonio di circa lo 0,6%: soltanto nelle fasi successive, inoltre, tendono ad aumentare i carburi indisciolti che possono favorire una maggiore resistenza all’usura del tempo. Di solito, si utilizzano degli acciai con il carbonio che è compreso tra lo 0,55 e l’1,5%. Ci sono poi anche i cosiddetti acciai unificati (UC 110, UC 100, UC 85 e UC 70), i quali presentano questi numeri in base al tenore medio di carbonio che viene moltiplicato poi per cento; il tenore di manganese e di silicio è in media dello 0,3%.

La tempra in acqua può avvenire in maniera migliore nel caso in cui si sfrutta il 10% di sale da cucina, il famoso cloruro di sodio: quindi, si procede con il rinvenimento a circa 150-190 gradi per almeno un’ora e si ottengono delle durezze che sono pari fino a una sessantina di Rockwell. Gli utensili, comunque, possono anche perdere la loro capacità di taglio se vengono scaldati a temperatura superiori ai trecento gradi. Esistono perfino i cosiddetti acciai “semirapidi”, i quali contengono il carbonio fino all’1.5%, oltre al cromo, senza dimenticare il tungsteno e il vanadio, i quali sono in grado di conferire una maggiore resistenza all’usura.

Si dicono rapidi, al contrario, quegli acciai legati che permettono di conseguire delle velocità di taglio decisamente superiori agli acciai ordinari e a quelli semirapidi, visto che mantengono la loro durezza e permettono quindi il taglio fino a una temperatura di 650 gradi. In totale, si hanno tre tipi distinti di acciai rapidi: si tratta degli acciai al tungsteno, di quelli al molibdeno e di quelli al tungsteno-molibdeno, tra loro equivalenti. Le aggiunte di cobalto garantiscono una maggiore durata del tagliente a parità di velocità di taglio. Infine, esistono anche i cosiddetti carburi durissimi (circa 63 Hrc).