Il trattamento termico delle ghise

Sulle ghise ordinarie si effettuano in larga misura delle operazioni di ricottura.

Gli obiettivi e gli intenti sono abbastanza intuibili: in effetti, si punta soprattutto a rendere malleabili i getti di ghisa bianca e quelli di ghisa grigia, in parte induriti per la formazione di cementite, la quale tende a formarsi dal raffreddamento troppo rapido delle parti di getto sottili e poco protette dal punto di vista termico. L’addolcimento, inoltre, si ottiene trasformando la cementite in ferrite e grafite, oppure ancora in perlite e grafite, in modo che la nuova struttura possa presentare una sufficiente dolcezza e una buona lavorabilità. Le ghise speciali al cromo, al nichel e alla manganese si prestano tanto ai trattamenti di bonifica quanto a quelli di tempra di durezza, visto che c’è un notevole ridimensionamento della velocità della tempra stessa.

La malleabilizzazione è uno dei trattamenti più diffusi; si procede infatti con una lunga ricottura al di sopra dell’inizio della trasformazione a caldo di getti di ghisa bianca, di composizione adatta, privi completamente di carbonio grafitico e seguita da un raffreddamento. Quest’ultimo è davvero molto lento e avviene fino a 650 gradi circa. La ghisa che viene ottenuta in questo modo è detta “malleabile a cuore nero” e il metodo è definito come “americano”. Lo scopo è quello di ottenere la grafitizzazione del carbonio combinato, in forma microscopica globulare e con distribuzione uniforme.

Il materiale sarà quindi omogeneo a sufficienza, senza alcun tipo di fragilità e con delle adeguate caratteristiche meccaniche di tenacità e resistenza sulle quali possa essere fatto un opportuno assegnamento per i fini tecnici di impiego. La bonifica, invece, viene posta in essere attraverso la tempra in olio: la temperatura di rinvenimento dipende essenzialmente dalle caratteristiche che sono desiderate per la ghisa. Subito dopo la tempra, la resistenza delle ghise cade fino al 40%, ma con il rinvenimento sale di nuovo fino ai 250 gradi.