Fonderia: le forme a secco e a verde

Nei getti di fonderia in cui la massa di metallo liquido che entra nelle forme è rilevante, vi è spesso la necessità di sottoporre le terre a una ulteriore lavorazione meccanica. Inoltre, le forme in questione devono essere sottoposte a essiccazione, ovvero portate in un ambiente chiuso (solitamente una stufa) in cui passa aria calda asportando come vapore acqueo l’umidità che è contenuta in esse (compresa tra il 7 e il 10%): tutte le anime, siano di terra e di sabbia agglomerata, vengono portate alla stufa, le prime per l’essiccazione, le seconde invece per la cottura, la quale non è altro che la trasformazione chimica dell’agglomerante.

Le formature a secco sono protette contro l’azione del metallo dalle tinte o “neri di stufa”, in genere a base di grafite. Le formature a verde vengono esposte all’azione del metallo senza alcuna essiccazione e quindi sono umide come vengono formate: a scopo protettivo, comunque, si incorpora nella terra del nero minerale, vale a dire polvere di carbone fossile impalpabile, e si spolverano anche in superficie a secco di grafite. Esiste, poi, una formatura che è detta “semi-verde”: in questo caso, si effettua la normale formatura con sabbia miscelata a plastificanti o agglomeranti, per lo più allo stato di polvere, con una composizione brevettata e nella percentuale media del 5% in peso della sabbia.

Si esegue poi sul posto una flambatura, ovvero una essiccazione rapida, attraverso dei lanciafiamma o bruciatori a nafta, a benzina o a metano. I materiali speciali per la formatura, tra l’altro, sono costituiti dagli agglomerati sabbia-cemento e anche sabbia-calce, usati specialmente nelle fonderie di acciaio e in quelle di ghisa per le anime. Come sabbie, inoltre, quelle di fiume sono in genere poco adatte all’uso di fonderia, vista la frequente presenza di calcare e di mica (ne esistono comunque di ottime fra quelle di mare, soprattutto quelle di Viareggio e di Torre del Lago).